Uno strumento di interpretazione della situazione socio-economica italiana che cerca di “andare oltre” le apparenze e affrontare le sfide emergenti: è il Rapporto Censis 2024 presentato dal direttore generale Massimiliano Valerii.
L’interesse pubblico si sta sempre più spostando dalla sfera nazionale a quella internazionale. Secondo il relatore, infatti, è presente “la sensazione che tutto ciò che conta davvero succeda al di fuori dell’Italia”. Le cause di questo fenomeno sono da ricercarsi nei conflitti in corso alle porte dell’Europa, nella crisi politica dell’Unione e nelle elezioni americane.
Si è parlato poi di un tema ormai ricorrente nel nostro paese. Valerii ha sottolineato come, nonostante alcuni record positivi nel settore occupazionale e in quello del turismo, l’Italia si trovi in una fase di stagnazione, caratterizzata da una “continuità nella medietà”. Se, da un lato, questa situazione potrebbe sembrare positiva, poiché indica che non si sono verificati “capitomboli rovinosi”, dall’altra presenta delle profonde insidie. Nel Rapporto Censis si osserva, infatti, un assopimento della spinta propulsiva verso il benessere: “8 italiani su 10 non credono nell’ascesa sociale”.
Il dibattito si è poi spostato sui temi della fragilità e della polarizzazione sociale, anch’essi oggetto d’analisi del Rapporto Censis. Il relatore ha evidenziato come l’astensionismo sia un segnale di disaffezione al paese, con il 51,7 per cento di cittadini che hanno disertato le urne. Una grande fetta di popolazione, il 71 per cento, ritiene che l’Unione europea sia destinata a disgregarsi e il 66 per cento sostiene che gli Stati Uniti siano alla base della maggior parte dei conflitti in corso. Molti cittadini si sentono minacciati dalla diversità (migranti, altre religioni, orientamenti sessuali, …) e viene evidenziato il rischio di una “guerra di identità” con una “competizione per il riconoscimento delle identità individuali”.
Valerii ha posto l’attenzione anche sui problemi della crisi culturale e dei limiti nell’apprendimento. “Nonostante un aumento dei laureati, si registra un abbassamento delle capacità di comprensione e della creatività nei giovani. Il 43,3 per cento degli studenti non raggiunge i traguardi di apprendimento in italiano e il 47 per cento in matematica”. L’ignoranza è un terreno fertile per gli stereotipi e i pregiudizi eliminati dalle credenze popolari. Dai dati emerge come non si tratti di una semplice mancanza di nozioni ma di un “abbassamento della capacità dei ragazzi di comprendere, della capacità creativa e della capacità di stare nel mondo in maniera positiva”. Questo influisce sulla salute mentale dei giovani che presentano sempre più fragilità, manifestate in assenteismo, crollo dei miti, “sindrome del catastrofismo”. Molti giovani non sono in grado di comunicare la propria interiorità e aumenta il rischio di “atti estremi verso se stessi e gli altri”.
Infine, si è discusso di welfare e sanità. Oggi più che mai si sta concretizzando il rischio di una “sanità per censo”. “Negli ultimi 10 anni, la spesa sanitaria privata pro capite è aumentata del 20 per cento”, raggiungendo un ammontare di 44 miliardi di euro nell’ultimo anno. Si assiste a un “razionamento delle prestazioni dei servizi sanitari”, con il trasformarsi di quello che era un “bacino rassicurante e accogliente” in un “generatore di diseguaglianze sociali”. “Tutta questa insicurezza sul piano sociale, con riferimento alle diverse povertà, questa vulnerabilità sociale, si sta traslando su un altro piano, quello di una forte concezione della privatizzazione del rischio”.
In conclusione, il Rapporto Censis 2024 dipinge un quadro complesso dell’Italia caratterizzato da una profonda trasformazione sociale, economica e culturale. L’impressione è che il paese stia vivendo una fase di stagnazione insidiosa, con un’agenda internazionale che sembra dettare le priorità e con crescenti polarizzazioni sociali e un calo della fiducia nelle istituzioni. La salute mentale dei giovani, la crisi del sistema sanitario, il calo della qualità dell’istruzione e una crescente disaffezione verso il lavoro rappresentano sfide urgenti che richiedono un’analisi e risposte concrete da parte delle istituzioni e della società civile.