Queer: una parola inglese che significa raro, strano. Negli anni ’90, è stata usata come insulto contro gli attivisti omosessuali. Etimologicamente, ha una radice che significa “attraversare”, alludendo in particolare a chi non va dritto, chi devia dal percorso “retto” o “normale”. La parola è stata poi rivendicata dagli attivisti a Londra e New York, trasformandola da insulto a sfida nei confronti del pensiero che impone un’unica direzione

Per suor Teresa Forcades, monaca benedettina che vive nel monastero di Monserrat (vicino a Barcellona), teologa femminista, medico con studi ad Harvard, protagonista dell’incontro Siamo tutti diversi. Per una teologia queer, la parola non indica solo persone con diversità sessuali, ma rappresenta un concetto universale che invita ogni essere umano a definire la propria soggettività e a prendersi la responsabilità del proprio orientamento di vita, non solo nell’ambito della sessualità.

Tutti apparteniamo allo stesso piano, senza gerarchia, abbiamo lo stesso ‘valore’, e nessuna etichetta (sessuale o di altro tipo) è “essenziale” per definire chi siamo. Per suor Teresa la diversità è una benedizione perché le persone che la incarnano in modo particolare aiutano tutti a comprendere cosa significa essere umani al di là delle definizioni stereotipate.

Suor Teresa ha poi applicato il concetto di “queer” alla teologia cristiana, in particolare ai due pilastri della Trinità e della Cristologia. La relazione tra le tre persone divine (Dio Padre, Figlio e Spirito Santo) è di eguaglianza assoluta e non di subordinazione; ciò significa che tra il dare e il ricevere non c’è una differenza essenziale, e questa idea si contrappone nettamente a una teologia binaria che differenzia il maschio che “dà” e la femmina che “riceve” come principi essenziali. La Trinità mostra che l’importante è amare, dove dare e ricevere sono appunto espressioni della stessa dinamica d’amore.

Un assioma afferma che “solamente quello che è stato assunto in Cristo è stato redento”: allora se Gesù era maschio (come tradizionalmente creduto), si pone il problema teologico di come la femminilità sia stata redenta se non è stata “assunta” in Cristo. Suor Teresa ha sottolineato che tutto ciò che fa parte della nostra umanità, eccetto il peccato, deve essere assunto in Cristo per la salvezza. Il peccato, per lei, non fa parte dell’essere umano, ma è un agire per sfiducia, violenza o paura, non per amore. Ha inoltre distinto tra “liberum arbitrium” (libertà di scelta) e “libertas” (la libertà di scegliere bene), affermando che la vera libertà è sempre unita all’amore.

Nel dibattito, suor Teresa ha riconosciuto che la Chiesa, identificata spesso con la sua gerarchia, è stata e rimane strutturalmente misogina, ma ha sottolineato che non è ridotta a questo e ha ricordato i cambiamenti introdotti da papa Francesco, il quale ha nominato donne in posizioni di responsabilità significative all’interno della curia, anche sopra a cardinali e vescovi. Per suor Teresa, il cambiamento verrà “dal basso” con l’attivismo delle comunità.

Sulla gestazione per altri, la religiosa ha espresso una posizione critica, pur mantenendo un profondo rispetto per le persone che desiderano figli e per i bambini nati in questo modo, sottolineando che ogni figlio è una benedizione. La sua critica si basa sul fatto che non esiste un “diritto ad avere figli”, poiché i bambini non sono un prodotto o un oggetto per soddisfare un desiderio, ma soggetti autonomi, e un fine in se stessi. Essere genitori significa essere al servizio del figlio in un atto di gratuità dell’amore

L’incontro è stato promosso dall’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria e dal Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale, come parte delle iniziative collegate al Pride di Alessandria. Marco Monti, rappresentante dell’associazione Tessere le Identità, ha tracciato un bilancio del Pride: “un successo notevolissimo, con oltre 7.000 persone sorridenti e festose presenti alla parata”. Monti ha sottolineato che il Pride, pur essendo una manifestazione festosa con musica e balli, è innanzitutto un evento politico che rappresenta una risposta alla violenza omotransfobica e lotta per i diritti civili.

Il professor Giorgio Barberis, direttore del Dipartimento, ha introdotto l’incontro e moderato il dibattito, presentando al numeroso pubblico i principali temi dell’originale e ricchissima ricerca di suor Teresa Forcades.