Una serata per parlare delle vicissitudini personali e artistiche di Walt Disney nell’occasione dei cento anni dalla fondazione della company: la prima serata del Festival Adelio Ferrero – cinema e critica, come consuetudine inserita nel calendario dei Giovedì culturali, è stata dedicata a una figura non sempre facilmente identificabile, dietro alla quale c’è una parte del cinema americano. “Il successo dei suoi film, a partire da Biancaneve e i sette nani del 1937, è una rivoluzione da riscoprire: il lungometraggio nel cinema di animazione era un cosa nuova – ha detto il direttore artistico del Festival Roberto Lasagna – Walt Disney è stato una figura contraddittoria, un artista e un imprenditore. C’erano luci sul suo cinema e ombre di maccartismo”.

Alla serata sono intervenuti Marco Giusti e Oreste De Fornari, autori televisivi e critici, Cristiano Palozzi, regista e direttore del Genova Film Festival, e Andrea Ferraris, autore di fumetti e disegnatore per Walt Disney Company.

De Fornari ha parlato dei segreti legati a Walt Disney: “Il primo è la questione omerica del cartone disneyano: Omero era una persona fisica o il nome nascondeva tanti autori? Anche per Disney esiste questo interrogativo, i disegni animati li ha fatti lui o altri? Ed era di destra o di sinistra? In realtà quello che conta per i registi è quello che dicono e che significato politico hanno i film. È stato paragonato a Berlusconi, era un tycoon, ha fondato un impresa ed era un artista. Infine si parla della sua immortalità presunta: è morto nel 1965 anni e la Disney ha continuato a fare film molto simili a quelli che faceva quando lui era vivo. Nei suoi film c’erano sempre un aspetto fiabesco, magia, paura, musica e un po’ di malizia”. Di questi temi hanno discusso De Fornari e Giusti.

Cristiano Palozzi ha ricordato che Disney è stato repubblicano, democratico, non interventista, ma ha avuto bisogno dei soldi del governo americano dopo il fallimento di Fantasia.

“Ai tempi di Roosevelt era di moda dichiararsi di sinistra e Disney ha fatto film di sinistra con Gambadilegno padrone autoritario e Topolino operaio. C’è stato poi un cambiamento con la guerra e con la crisi. Disney non solo non amava i sindacati e li trovava inutili, ma ha creato un sindacato d’impresa fedele, ci sono state tensioni con scioperi lunghi mesi” ha detto De Fornari.

Il governo americano lo ha poi fatto partire per il Sud America. “Roosevelt gli ha affidato un incarico importante, praticamente un operazione di buon vicinato: lo manda in Brasile e Messico a fare una sorta di tour patriottico. Nascono Saludos amigos e I tre cabelleros, con Jose Carioca, il pappagallo che in Brasile è più noto di Topolino” ha spiegato Palozzi.

Giusti ha poi ricordato il tour in Europa nel 1935: Disney e la moglie, partiti con il transatlantico Normandie da New York, sono stati a Londra e in altre città fino ad arrivare a Roma, dove hanno incontrato Mussolini. Pare che Topolino sia stato salvato dalla censura fascista di tutto ciò che era filoamericano grazie a Romano Mussolini, grande appassionato del personaggio.

In conclusione, l’autore Disney Andrea Ferraris ha raccontato il suo lavoro di disegnatore per la Disney parlando di stile italiano, con ripasso a pennello che dà azione e modernità ai personaggi e quinte teatrali, stile nord europeo, ancora con l’utilizzo del pennino, e stile internazionale, più preciso dal punto di vista tecnico.