1)      Si nota che l’esposizione delle interpretazioni de ?l’Antigone?, fornite dal Relatore, può essere incompleta: infatti, manca l’interpretazione per cui solo Creonte ha ragione. Tale omissione è stata ricercata dal Relatore perché la quarta interpretazione rappresenta l’esaltazione del potere totalitario a discapito della rivendicazione dei diritti individuali e della pietà umana, portando a considerare la difesa della propria coscienza come un atto pericolosamente ?sovversivo?. Quest’ultima interpretazione, inoltre, sembra poco in linea con le finalità morali che Sofocle ripone nella tragedia e, quindi, poco accettabile. Infatti, Creonte si rivela quale vero perdente: muoiono suicidi sia il figlio Emone sia la moglie Euridice e, inoltre, la sua idea di governo si rivela fallimentare.

 

2)      Il Relatore ha legato le tre interpretazioni principali de ?l’Antigone? in modo quasi Hegeliano, per cui la terza viene a rappresentare quella sintesi in cui si considerano prese di posizione rigide, assumendo gli atteggiamenti tipici del ?buon politico?, cioè imparando l’arte della buona negoziazione e del compromesso. La prima interpretazione ha sempre la possibilità di ricomparire sugli scenari della storia dell’uomo. Compito del ?buon politico? sarà sempre quello di far ritardare il più possibile l’innescarsi di tragedie e catastrofi umane dialogando ed assumendo sempre un atteggiamento prudente, sia nei confronti degli ?amici? sia nei confronti dei ?nemici?.

 

3)      L’interpretazione fornita dal filosofo Pontara, in linea con la prima interpretazione (Antigone ha ragione, Creonte ha torto), è, secondo un membro del pubblico in sala, la migliore, poiché non si può compiere una scelta tra il ?pubblico? e il ?privato?. Antigone, infatti, difende la propria libertà di coscienza ribellandosi pacificamente ad un editto ingiusto. Il suo modo di manifestare il dissenso può anche essere considerato come un’anticipazione della non- violenza predicata da Gandhi per ottenere e difendere i diritti civili del singolo. Secondo il Relatore, però, le posizioni di Creonte ed Antigone, per Quanto estreme, non sono assolutamente inconciliabili. E’ sempre possibile una soluzione, basta adottare un atteggiamento prudente che renda disposti a ricercare soluzioni, specialmente se l’alternativa è un conflitto armato o l’instabilità della vita politica di un paese.

 

4)      Si chiede se un’etica della responsabilità, nel senso in cui Weber attribuiva a tale concetto, sia veramente l’etica vincente per la politica. Assumere un atteggiamento dialogico verso i propri ?avversari? può anche significare la rinuncia ai propri principi e alle proprie convinzioni. Non sarebbe allora più opportuno adottare lo stile dell’etica dell’intenzione? Secondo il Relatore in politica, così come in altre sfere della vita comunitaria, non ci si può mai permettere un irrigidimento delle proprie posizioni. Non ci sono, quindi, principi e convinzioni immutabili. L’unico tratto che non deve mai essere negoziato è la propria identità, tutto il resto può essere oggetto di mediazione e confronto costruttivo.

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