Cosa succederà nella Striscia di Gaza dopo gli ultimi accordi? Quale sarà il futuro di questo territorio? Ecco le domande a cui Domenico Quirico, giornalista della Stampa, e Stefano Saluzzo, professore di Diritto internazionale all’Università del Piemonte Orientale, hanno cercato di rispondere durante l’incontro tenutosi nell’ambito della scuola di politica PopolX.

“Non è vero che gli israeliani e i palestinesi sono disposti a una spartizione” ha detto Quirico, sostenendo che il conflitto è intrinsecamente irrisolvibile poiché i due popoli rivendicano lo stesso territorio nella sua interezza. “Da decenni, in Occidente portiamo avanti questa colossale bugia a cui fanno finta di credere anche persone molto autorevoli”. Appare evidente, secondo il giornalista, l’impossibilità pratica di rimuovere 800 mila coloni israeliani e la mancanza di volontà politica di Israele di cedere i territori per creare uno Stato palestinese.

Ma cosa significa che questi sono “territori occupati”? Il professor Saluzzo ha chiarito che la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est sono definiti territori occupati dal 1967 e che “in qualche misura erano, fin dall’inizio, protetti dal principio di autodeterminazione dei popoli”. L’occupazione è un tipo di conflitto armato con disciplina specifica nel diritto internazionale e, in particolare, nelle Convenzioni di Ginevra. Il relatore ha spiegato il divieto di annettere il territorio occupato ed effettuare trasferimenti forzati di popolazione, norma violata dagli insediamenti israeliani e dalle attuali dinamiche a Gaza. “Le Convenzioni di Ginevra stabilivano che le occupazioni militari sono tali perché lo Stato che occupa non è il sovrano territoriale e non può procedere all’annessione del territorio”.

E dunque, cosa comporterà la tregua siglata in tempi recenti? Saluzzo ha ricordato che la tregua è un accordo temporaneo di sospensione dei combattimenti, con l’obiettivo di aprire un tavolo negoziale. Con le azioni del 7 ottobre, Hamas ha ottenuto un enorme ritorno, guadagnando sostegno e affiliazione a discapito dell’Autorità Nazionale Palestinese. Entrambi i relatori concordano su come la ricostruzione del territorio richieda un accordo con Hamas, il cui ruolo ormai è centrale nel panorama politico palestinese. Quirico ha inquadrato Hamas come parte del radicalismo islamico, paragonandolo ad altri gruppi jihadisti, e sottolineato la sua capacità di sfidare l’idea di intangibilità israeliana.

Le recenti elezioni americane avranno ripercussioni su questa situazione? Come la politica di Trump influirà su questo conflitto? Quirico ha decritto la proposta di Donald Trump di spostare i palestinesi da Gaza come una “bomba atomica”, un tentativo di smuovere le acque. La proposta si basa sul temporaneo spostamento della popolazione palestinese per ricostruire Gaza, con la speranza di un eventuale ritorno in condizioni migliori. “Il rapporta tra Stati Uniti e Israele è inscindibile, e Israele è considerato l’alleato chiave degli Usa in Medio Oriente”.
In aggiunta a tutto ciò, la Corte Penale Internazionale ha aperto un’indagine emettendo mandati d’arresto per crimini di guerra, contro l’umanità e presa di ostaggi contro Netanyahu, Gallant e i leader di Hamas. Saluzzo ha sollevato però il problema dell’immunità di Netanyahu in quanto capo di Governo, evidenziando le difficoltà di ratifica del mandato mentre Quirico ha messo in discussione l’efficacia del diritto internazionale e la capacità della Corte di tradurre in realtà i mandati.

Dunque, quali potrebbero essere le possibili vie d’uscita? Quirico ha sostenuto che c’è la necessità, per entrambi i popoli, di cancellare la memoria e vivere il presente senza il peso dell’odio passato, anche se “in alcuni casi è l’odio ciò che tiene in vita certe popolazioni”. Saluzzo ha sottolineato come l’obiettivo della comunità internazionale debba essere la tutela dei più deboli e la limitazione della predominanza della forza. Dalle parole dei relatori si evince un progressivo indebolimento delle istituzioni internazionali ed è evidente l’esigenza di ricostruire Gaza per impedire che i piani di trasferimento diventino permanenti.

In conclusione, durante il dibattito è stata evidenziata la complessità del conflitto israelo-palestinese, con poche soluzioni concrete all’orizzonte. L’analisi combinata di diritto internazionale e osservazioni sul campo offre una visione profonda delle dinamiche in atto e delle sfide future.