La discussione, introdotta dalla professoressa Luciana Giacheri Fossati (docente di Storia del giornalismo presso l’Università di Torino), ha preso le mosse dalla presentazione del libro del professor Tranfaglia La transizione italiana. Storia di un decennio: 1994-2003 (Garzanti, Milano 2003) e del volume curato dal professor Tuccari, L’opposizione al governo Berlusconi (Laterza, Bari 2004), molti utili per analizzare in modo approfondito le trasformazioni in atto nel nostro Paese, con un’attenzione particolare alle sue anomalie e alle prospettive future.

Il professor Tranfaglia ha chiarito dapprima le motivazioni che lo hanno spinto ad occuparsi, da storico, dell’attualità politica. Illustri precedenti (si citano a titolo esemplificativo Tasca, Salvemini e Togliatti) dimostrano come si possa fare storia mentre gli eventi si stanno ancora svolgendo, coniugando adeguatamente passione per la ricerca e capacità di distacco dai problemi affrontati, e cogliendo alcune peculiarità che l’essere testimoni diretti dei fatti aiuta a comprendere. La domanda di fondo che il relatore si pone è la seguente: perché gli italiani, dopo un’iniziale fiducia accordata a Berlusconi, hanno scelto l’Ulivo, premiando nuovamente dopo cinque anni la coalizione di Centro-Destra? Probabilmente a determinare il cambio della maggioranza sono stati soprattutto gli errori della Sinistra. Ma dopo la sconfitta elettorale del maggio 2001, lungi dall’avviare una riflessione critica sulle sue scelte, la coalizione di Centro-Sinistra è rimasta tramortita per più di sei mesi; ed alla fine, secondo l’italica consuetudine, i gruppi dirigenti sono rimasti gli stessi.

Perché dunque l’Ulivo ha perso le elezioni? Molteplici fattori hanno concorso in maniera determinante: a) in Italia esiste un modello populistico che agisce sul lungo periodo, e che esplode di fronte alla crisi dei partiti, utilizzando sempre più e sempre meglio i mezzi di comunicazione di massa, in particolare le Televisioni; b) la caduta del governo Prodi a metà legislatura è stata percepita generalmente in modo fortemente critico, e si è diffusa la sensazione di un certo declino della coalizione ulivista; c) il fallimento della commissione Bicamerale ha lasciato gravi strascichi, soprattutto in considerazione del fatto che a presiederla era il segretario del principale partito della Sinistra.

Il professor Tuccari, che aveva già curato un volume collettaneo dedicato al governo Berlusconi, dal quale emergeva come la più grave anomalia del sistema politico italiano fosse l’irrisolta questione del conflitto di interessi, descrive il suo recente testo come una mappa molto ampia dell’opposizione al governo di Centro-Destra. L’esistenza di un’alternativa credibile al pur criticato governo di Berlusconi è certamente complicata dall’altissima frammentazione e dall’assenza di una politica comune delle forze del Centro-Sinistra, che sembrano essere prive di un’identità politica condivisa. Il populismo, dunque, non spiega tutto, anche se è certamente determinante nel mutamento avvenuto nella concezione della politica, sempre meno identifica con la mediazione degli interessi di tutti, e sempre più declinata come rappresentazione ?immediata? di interessi particolari. In questa prospettiva, Berlusconi ed il partito da lui fondato, alla fine dei grandi scontri ideologici del passato e dopo la crisi irreversibile dei Partiti-Chiesa, sarebbero appunto portatori di un nuovo concetto della politica che è di fatto apertamente anti-politico. Ma se per politica si intendono appunto interessi che si autorappresentano, è evidente che anche l’annosa questione del conflitto di interessi si depotenzia e perde di significato.

Il professor Tuccari sostiene dunque che i cambiamenti sono molto più profondi di quanto comunemente si creda, e che ci si debba interrogare seriamente su come affrontare una situazione per diversi aspetti anomala come quella italiana. Se si ritiene, come in molti ormai sostengono, che si debba fronteggiare una vera e propria emergenza democratica, sarebbe necessario che le forze dell’opposizione sfumassero le loro differenze e cercassero in tutti i modi di trovare un’unità di intenti, riservando a tempi migliori la dialettica interna. Se invece non si è di fronte ad un’emergenza, può anche aver senso sottolineare maggiormente le distanze rispetto ai punti comuni.

Il professor Tranfaglia, in accordo con il suo interlocutore, sostiene che il populismo, palesato da un’ostilità strisciante nel confronti della democrazia rappresentativa parlamentare, nasce proprio da un atteggiamento generalmente antipolitico, ma ribadisce anche che la mancanza di un’alternativa credibile ha una responsabilità rilevante nell’affermazione dell’attuale maggioranza di governo. Inoltre, è da sottolineare il ruolo dirompente della comunicazione televisiva, in una situazione di sostanziale monopolio dei mass media. In tal senso, si rischia davvero di vivere un’effettiva emergenza democratica.

Viene osservato infine che i mezzi di comunicazione sono sempre stati utilizzati più e meglio dalla Destra, a partire dal regime fascista (che ha rigidamente controllato stampa, cinema e radio), e poi con il controllo democristiano della RAI. La Sinistra, invece, sarebbe storicamente poco sensibile a questo aspetto, e avrebbe in particolare sottovalutato il ruolo della Televisione. Questo è stato un errore fatale in un paese in cui la diffusione dei quotidiani, anche a causa di un grave ritardo sul terreno dell’istruzione media dei cittadini, è molto scarsa (circa 5 milioni di copie, esattamente come nel 1936). Questo aspetto, congiunto alla disintegrazione dei tradizionali partiti di massa e all’immagine diffusa di un certo ipertecnicismo, hanno messo in grossa difficoltà la coalizione di Centro-Sinistra. Conclusivamente, dunque, si ribadisce che, se è vero che molte scelte discutibili e molti personalismi del Capo del governo rischiano di creare una vera e propria emergenza democratica, è necessario che l’opposizione rifletta profondamente sui propri errori e rilanci un’immagine unitaria e innovativa in grado di costruire un’alternativa di governo credibile ed efficace.

 

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