Una serata dedicata alla cinema e alla critica, in particolare al ruolo dell’attore: il Festival “Adelio Ferrero” si è aperto, com’è ormai consuetudine, a Cultura e Sviluppo. L’attrice Mirella D’Angelo e l’attore e doppiatore Adalberto Maria Merli sono stati i protagonisti della serata insieme ai critici cinematografici Giorgio Simonelli, Roberto Lasagna, condirettori artistici del festival, e Fabio Zanello.
“Ormai si parla di cinema quasi sempre per il gossip, ma bisogna ricordare il ruolo degli attori e del loro contributo alla costruzione di un film – ha spiegato Giorgio Simonelli – Manca da tempo l’approfondimento ed è quello che vogliamo fare in questo festival”. Simonelli si è soffermato in particolare sul ruolo della critica: “negli ultimi anni c’è stato un oscuramento del ruolo del critico ma dobbiamo ricordare che se si analizza un film, lo si apprezza di più”.
Mirella D’Angelo e Adalberto Maria Merli hanno ricordato alcuni loro film. L’attrice ha girato in Francia Le guignolo con Jean Paul Belmondo, nel quale ha interpretato il ruolo della dama francese. Anche Merli ha interpretato un film con l’attore francese, icona del genere polar, Il poliziotto della borgata criminale. Negli anni Settanta e Ottanta erano molti gli attori italiani che recitavano in film francesi importanti per le affinità culturali tra i due Paesi e perché nascevano le co-produzioni. Merli ha lavorato anche con Alain Delon nel film La prima notte di quiete di Valerio Zurlini.
Mirella D’Angelo ha parlato anche del ruolo di Tilde in Tenebre di Dario Argento e della scena cult dell’aggressione del maniaco, forse l’immagine più nota di tutto il cinema del maestro del thriller.
Merli, che ha prestato la sua voce ad attori come Jack Nicholson, David Carradine, Robert Redford e Clint Eastwood , si è soffermato anche sul ruolo del doppiaggio. “Mi piacerebbe che il doppiatore fosse definito ‘co-attore’. Il doppiaggio è un servizio perché se non ci fosse non si potrebbero seguire molti film e serie tv. Pochi possono capire le lingue straniere e i sottotitoli, specie in televisione, sono poco chiari. Un tempo però il doppiaggio di un film richiedeva anche un mese, ora si fa in pochi giorni e si nota che è molto meno curato”.
Simonelli ha poi introdotto il ricordo dei grandi sceneggiati televisivi degli anni Sessanta. La freccia nera, con Merli tra i protagonisti, nel 1968 fu seguito da oltre venti milioni di spettatori. Il critico ha ricordato che questo sceneggiato, interpretato anche da Loretta Goggi e Aldo Reggiani, ha segnato il passaggio dall’impostazione teatrale a quella televisiva. Nei primi anni della televisione, infatti, era tutto girato in interni e spesso trasmesso in diretta, con La freccia nera e L’Odisseaci sono state per la prima volta anche scene in esterni.
È intervenuto anche il critico Anton Giulio Mancino che ha detto che i film vanno studiati ma non valutati. Riferendosi proprio a Tenebre di Dario Argento, ha spiegato come sia un film visionario e per questo di grande importanza, ma non bisogna considerarne la verosimiglianza.
In conclusione di serata Adalberto Maria Merli ha parlato di Mangereta, il suo libro pubblicato di recente da ‘La nave di Teseo’. Mangereta è il soprannome dato al piccolo Berto dalla nonna friulana, che vuol dire “mangia sempre, affamato”, perché Berto ha appunto una fame irrefrenabile, non solo di cibo, ma di gioco, di fantasia, di risate, per far fronte alla durezza della guerra. Di Mangereta – alter ego dell’autore – e della sua famiglia, si possono leggere le vicissitudini che dalla seconda guerra mondiale portano fino al periodo della ricostruzione. Fuggiti da una capitale segnata dal conflitto, arrivano in Friuli, a Fontanafredda, e fino sulle Dolomiti, a Cortina d’Ampezzo, per fare nuovamente ritorno a Roma, a guerra finita. Un percorso fatto di incontri, avvenimenti, scoperte, esperienze tragiche o comiche, eroi anonimi e generosi.