Un incontro a più voci, accademiche e istituzionali, sullo stato di salute e sulle prospettive in futuro dell’Unione Europea: il professor Stefano Quirico ha presentato così la tavola rotonda organizzata nell’ambito del progetto Europe in the Global Age, frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze, Politiche, Economiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale e l’Associazione Cultura e Sviluppo.

Il professor Renato Balduzzi, ordinario di Diritto costituzionale alla Cattolica di Milano, ha sottolineato l’importanza di mettere in prospettiva storica l’Europa per poter ragionare sul suo futuro. “Nasce come un percorso di pace, è stato fin dall’inizio un progetto sociale, non di banchieri e mercanti come molti sostengono. Tutti gli Stati membri originari avevano nella loro costituzione un progetto di stato sociale – ha spiegato Balduzzi – Sono stati inventati la sovranazionalità e organi che parlano agli Stati e ai cittadini. La Corte di giustizia dell’Unione europea è sovranazionale”.

Quale futuro per l’Europa? Per Balduzzi “più politica estera comune, politica di difesa, cooperazione giudiziaria, conoscenza dell’Unione. Siamo stati europeisti poco informati, ora siamo scettici o antieuropeisti ma sempre poco informati. Occorre identità costituzionale non ideologica. Sono fiducioso perché nelle ultime elezioni si vede che i giovani si fidano di più del futuro europeo rispetto ai meno giovani”.

Il professor Corrado Malandrino dell’Università del Piemonte Orientale ha ricordato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio scorso: “Putin voleva arrivare in qualche settimana a Kiev. In quel momento si pensava ad una maggiore integrazione economica necessaria per Next Generation Eu e Pnrr (lo strumento temporaneo per la ripresa da oltre 800 miliardi di euro che contribuisce a riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ndr), che sono enormi finanziamenti. Improvvisamente la guerra fa tornare indietro le lancette della storia. La mentalità di rapporti pacifici di tutti i membri fondatori dell’Ue è stata messa in discussione. Negli uffici della Commissione europea c’è una mentalità nazionalista. Nel Parlamento un po’ meno perché è eletto dai cittadini e ci sono opinioni differenti”.

Sovranismo e populismo sono presenti non solo in alcuni partiti ma nella maggior parte dei membri dell’Unione. Tutti i membri che sono entrati dopo la caduta del muro di Berlino non hanno avuto la possibilità di maturare idee nuove in direzione della pace, tipiche dei paesi occidentali, e non vogliono farlo. La maggior parte di questi paesi è entrata per il bisogno di consolidare l’economia e l’indipendenza raggiunta in termini di relazioni geopolitiche nei confronti della Russia ma vogliono affermare la propria sovranità nazionale, “il contrario della sovranità condivisa dell’Europa. Bisogna creare una democrazia dell’Ue che ora non esiste. Serve un governo continentale. E non basta la riforma dei trattati perché ci vuole unanimità – ha proseguito Malandrino – Chi ha proposto nel 2018 un progetto legge costituzionale che abroga parte le parti dove si dice che la competenza legislativa nazionale deve stare insieme a quella dell’Unione e chi ha proposto di fare blocchi navali davanti a Libia e Tunisia, intende proseguire nel futuro governo? Io vedo solo una guerra nei confronti dei membri dell’Unione europea e sono preoccupato per il suo futuro. Si andrà a uno scontro terribile”.

Per la parte istituzionale sono intervenuti Brando Benifei, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Giorgio Abonante, sindaco di Alessandria, e Enrico Bussalino, presidente della Provincia.

“L’Europa ha un sistema che risponde a un contesto politico dell’Unione a 15 e non aveva forti spinte nazionaliste al suo interno – ha spiegato Benifei – Alcuni paesi, come quelli scandinavi e l’Ungheria, non vogliono un avanzamento dell’Unione e nemmeno che gli altri lo facciano. Serve un compromesso per un reale avanzamento dell’Unione o serve un nucleo federale integrato. La contraddizione va fatta esplodere e il dibattito va reso pubblico”.

Giorgio Abonante ha ricordato che le difficoltà che l’Europa sta affrontando sono legate all’andamento dell’economia: “L’accumulo del capitale ha portato a ricchezze e povertà sempre più grandi. I grandi agglomerati urbani hanno accumulato ricchezze di economia, idee e creatività. Altri centri più marginali hanno avuto difficoltà crescenti. Dalla Brexit in poi c’è stato uno scollamento delle periferie e un avvicinamento delle realtà urbane alle idee di Europa. Come sindaco devo far crescere la fiducia nelle istituzioni europee per le ricadute che hanno su una realtà locale. Quando usciremo dagli anni del Pnrr speriamo che le risorse per i territori periferici crescano”. Il sindaco ha spiegato che a livello locale ci sono grande difficoltà ad intercettare risorse per i cofinanziamenti. “Non solo difficoltà a progettare ma anche a seguire i progetti. Serve mettere insieme i territori periferici, come Asti e Alessandria, per progettare e investire. In comune non è possibile assumere. Serve unire capacità di progettazione degli enti pubblici a quelle espresse dal settore privato”.

Enrico Bussalino ha ricordato l’importanza dei territori marginali, “In provincia abbiamo tremila km di strade, 27 scuole e ci occupiamo della manutenzione ordinaria e delle bollette degli istituti. Il Pnrr è fondamentale. La Provincia con bandi ancora aperti ha ricevuto 13 milioni di euro soprattutto per l’edilizia scolastica, da utilizzare per l’adeguamento antisismico, la prevenzione incendi, i refettori e le palestre. Non potevamo nemmeno pensare di averli diversamente. Abbiamo poco personale e facciamo fatica a rispettare i tempi dei collaudi e della rendicontazione. I comuni piccoli con poche centinaia di abitanti vanno a bussare in provincia come ente vicino al territorio ed è l’unico che dà loro una mano”.

Nel dibattito si è discusso ancora del futuro dell’Unione europea rispondendo alle domande del pubblico. Renato Balduzzi ha spiegato che “un popolo solo non è nelle nostre possibilità, ma si può continuare a costruire una creatura sovranazionale”.

Per Corrado Malandrino “l’attuale Unione europea è piena di problemi e difetti ma meno male che c’è perché il 90 per cento delle economie dei Paesi viene gestito insieme, le scelte più importanti si fanno Bruxelles e nelle altre sedi europee. Io sono per una riforma delle attuali istituzioni ma non basta”. Il professore ha spiegato che a giugno la Nato ha approvato un documento che divide il mondo nei quadranti indopacifico e euroatlantico e nel quale si propone come forza che interviene in entrambi. “È il cambiamento di un’epoca , siamo nella terza guerra mondiale pur fatta in modi diversi. L’Europa non è più il centro del mondo, è grande economicamente ma piccola strategicamente. I grandi soggetti sono Usa, Cina, India e Federazione russa, piccola come numero di abitanti ma che possiede più armi nucleare di tutti. È la sconfitta epocale del disegno di Gorbaciov. L’Europa è alleata complementare della Nato. L’Unione europea non è un’entità politica pienamente realizzata e strutturata. Esistono i popoli europei, non un popolo europeo, ma se non vogliamo restare sempre in uno stato di minorità dobbiamo risolvere il problema della democrazia europea con una forma statuale federale. L’Unione deve avere un governo, un potere fiscale e militare e un esercito europeo. Le riforme dei trattati per fare queste cose non sono sufficienti. Il Parlamento europeo deve poter dare e togliere fiducia politica al governo. Si deve passare dal modello confederale al modello federale. La teoria federale prevede che lo Stato europeo sia fatto non solo dai cittadini europei ma anche dagli Stati. In una federazione c’è una camera che rappresenta i popoli e una che rappresenta gli Stati, con un equilibrio tra i poteri che deve essere regolato. Il popolo europeo può essere solo federale, deve essere accettato dalle dirigenze politiche e burocratiche degli Stati. L’Europa deve diventare uno Stato federale senza scopi aggressivi. Il nazionalismo è un ostacolo. E se non si prende questa direzione il futuro dell’Europa è abbastanza nero”.

Qui potete rivedere l’incontro