“Un libro che prende avvio nell’estate del 2023, quando è già chiaro cosa potrebbe succedere nella campagna elettorale per le elezioni europee del 2024: uno spostamento verso l’estrema destra del Parlamento e la disaffezione dei cittadini verso l’Europa. Quale Europa è uno strumento propedeutico per capire cos’è l’Europa oggi e quali sono stati gli errori compiuti”.
Gloria Riva, giornalista dell’Espresso e curatrice del libro, e Salvatore Morelli, professore associato di Economia pubblica all’Università degli Studi Roma Tre, autore di uno dei capitoli, hanno presentato a Cultura e Sviluppo il libro edito da Donzelli nei mesi scorsi.
Come ha spiegato la giornalista sono tre le possibilità che possono verificarsi. Lo spostamento dell’emiciclo verso destra porterebbe ad un sistema maggiormente rigido, poco interessato allo sviluppo dell’Europa. Il mantenimento dello status quo, con una forte componente liberal, non toccherebbe i potentati dell’economia. Per gli autori del libro si dovrebbe andare verso un’Europa più equa grazie a delle riforme ma manca l’analisi degli errori compiuti finora.
“L’Italia è passata da paese convintamente europeista a molto scettico – ha detto il professor Morelli – Non si vuole un’Europa qualunque ma una Unione che persegua un disegno di giustizia sociale e ambientale. Per la sfida climatica, per la protezione sociale per la popolazione, per garantire beni pubblici sempre più ampi in scala globale, l’Europa è irrinunciabile. C’è anche molta ambiguità: sono stati compiuti passi avanti e indietro, per esempio nell’agenda della sostenibilità sociale e ambientale. Proteggere socialmente i lavoratori è un obiettivo di giustizia non solo economico. Per i candidati che vogliono portare un cambiamento c’è spazio di intervento”.
Per quanto riguarda la Commissione europea, oggi ogni partito presenta un candidato e il vincitore esprime il commissario. Il Consiglio europeo raccoglie i capi di Stato di tutti i membri dell’Europa. I commissari sono scelti in base a una spartizione dei posti in modo che ogni Stato abbia un commissario. Sarebbe pertanto meglio se il Parlamento europeo, unica istituzione eletta dai cittadini, nominasse i commissari.
Nel Consiglio europeo vengono prese le scelte più importanti, ad esempio sul bilancio, le politiche migratorie, le ratifiche dei trattati. Deve legiferare all’unanimità, fissata quando i Paesi membri erano pochi al fine di garantire pari dignità ai piccoli stati come il Lussemburgo. “Si pensa di concedere la maggioranza anziché l’unanimità. È preoccupante invece un’Europa a due velocità con una cintura esterna che viaggia più lentamente” ha spiegato Gloria Riva.
Oggi solo la Commissione può legiferare, concedere questo compito al Parlamento europeo renderebbe più interessante il ruolo del parlamentare e darebbe maggior valore alle elezioni europee. Esiste anche l’idea di creare partiti veramente europei, con la possibilità per un cittadino di votare candidati anche di altri stati. L’Europa è importante anche per questioni minori come il controllo dei mari, la pesca, il commercio con l’estero, la certificazione Ce dei prodotti.
Salvatore Morelli ha illustrato le disuguaglianze economiche e sociali in Europa. “Questa unione di culture, paesi e popoli non ha pari nel mondo ed è una vera potenza a livello internazionale. Il processo di integrazione ruotava intorno a obiettivi di pace. L’integrazione economica e la coesione territoriale sono obiettivi fondamentali dell’Europa. Negli anni si è ridotta la disparità reddituale, ma la macchina della convergenza ha funzionato fino alla crisi 2008”.
La crescita del Pil pro capite in tutte le regioni italiane è negative o molto modesta negli anni dal 2001 al 2019. La partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia migliora ma è sempre fanalino di coda in Europa. Anche gli abbandoni scolastici diminuiscono ma si partiva da condizioni molto elevate.
A partire dagli anni ‘80 in diversi paesi dell’Ue aumenta la povertà relativa nonostante gli interventi di redistribuzione. Esiste una disuguaglianza anche nella ricchezza: aumenta la concentrazione dei redditi tra i segmenti ricchi della popolazione in quasi tutti i Paesi. È stata rilevata anche una riduzione della quota di reddito complessiva destinata ai gruppi meno abbienti (il 50 per cento più povero). Aumenta significativamente la quota di ricchezza netta detenuta dall’1 per cento degli adulti più ricchi in quasi tutti i paesi dell’Ue dalla metà degli anni ’90 ad oggi. Vistosa la riduzione della quota di ricchezza netta detenuta dal 50 per cento degli adulti più poveri in quasi tutti i paesi Ue nello stesso periodo. In Europa, inoltre, cresce il peso delle eredità e delle donazioni sui redditi complessivi: sempre più ricchezza proviene dal passato e viene trasferita da generazione in generazione.