Esiste un popolo europeo con un’identità definita? Ed è un bene che esista? Deve esistere una identità politica comune? Quale Europa vogliamo e quale identità vogliamo dare all’Europa con le prossime elezioni? Sono le domande affrontate nel corso dell’incontro inserito in Crei – The Creation of European Identity through Culture in the contemporary period, il progetto promosso dal Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale in collaborazione con l’Associazione Cultura e Sviluppo, gli Archivi Storici dell’Unione Europea e l’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi”, sostenuto dall’Unione Europea, Programma Erasmus+, Jean Monnet Modules.
Con il coordinamento di Cesare Panizza dell’Università del Piemonte Orientale, sono intervenuti Roberta De Monticelli, docente di Filosofia moderna e contemporanea, Corrado Malandrino, già preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università del Piemonte Orientale e professore ordinario di Storia delle dottrine politiche e Cattedra Jean Monnet di Storia dell’integrazione europea, Marco Stolfo, ricercatore presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.
Sull’identità ideale dell’Europa, la professoressa De Monticelli ha spiegato che l’Ue sarebbe un pilastro del costituzionalismo globale che ha ispirato l’ordine post bellico del mondo, “ciò che oggi sta crollando, e ha ricordato il libro. Per una costituzione della Terra L’umanità al bivio di Luigi Ferrajoli. “Siamo al bivio tra abisso e speranza. L’Europa deve mantenere la pace non solo al suo interno ma promuoverla anche al di fuori dei suoi confini. Siamo di fronte all’orrore senza fine di una guerra e di una mattanza. Con l’Ucraina e Gaza assistiamo all’annientamento progressivo del diritto internazionale. Se in Ucraina c’è una guerra tra due stati, in Palestina c’è una popolazione senza stato”.
Corrado Malandrino ha ricordato che, anche se a livello minimale, un’identità culturale europea c’è dal Medioevo. Per Machiavelli la caratteristica fondamentale dell’Europa era un pluralismo di Stati i quali hanno rapporti tra loro che risolvono in genere grazie a una guerra. “L’Europa infatti tra il Cinquecento e il Seicento era il posto del mondo più bellicoso. Da lì nascono le correnti di pensiero della pace perpetua”. Nell’800 emerge il problema tedesco: la Germania non c’era tra i grandi imperi. Dalle guerre che i tedeschi hanno mosso nascono le due guerre mondiali.
Il concetto di integrazione è ottocentesco. Quando c’erano problemi, le potenze di allora si riunivano in un congresso e cercavano una soluzione. “L’integrazione economica era la strada per arrivare all’integrazione politica ma la classe politica attuale se lo è dimenticato” ha sottolineato Malandrino. Unità strategica vuol dire anche un solo esercito europeo anziché 27 eserciti nazionali. La Nato esisterebbe allora solo per l’alleanza con l’altra parte dell’Atlantico ma non per surrogare l’esercito europeo. “Un esercito – ha spiegato il professore – che non dovrebbe compiere solo missioni di pace. Dovrebbe essere in grado di fare una guerra nel modo giusto. Ma gli stati dell’Ue non vogliono farlo”.
Il popolo europeo è diverso da quello della tradizione statale nazionale, che ha elementi interni (come sangue e terra) e di tradizioni, e non deriva dall’unione di paesi diversi. “Bisogna costituire il popolo europeo, fare una rivoluzione morale. Tra i suoi compiti, l’Europa ha quello di trattare i problemi che una stato nazionale non potrebbe risolvere da solo come la, migrazione, l’energia o l l’ambiente” ha concluso Malandrino.
Per Marco Stolfo l’identità culturale è il fondamento di una comunità politica. Lo stato-nazione ha una identità demografica e umana e una istituzionale. “La prospettiva europea deve comprendere la diversità. Il presupposto dell’omogeneità per identità di cultura politica rispetta la diversità. ‘Unità nella diversità’ è il motto dell’Unione europea” . Lo studioso ha spiegato che il peccato originale del processo di integrazione europea sono gli stati-nazione: “Vogliono cedere quote della loro sovranità per un progetto più ampio? È una questione ‘contro natura’, gli stato-nazione non riconoscono nulla sopra di loro. L’identità europea inizia da un confronto di cultura che diventa identità politica. È fondamentale capire che siamo tutti differenti e per questo tutti uguali”.
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