“La comunità alessandrina partecipa per ricordare l’alluvione del 1994. Tutti ricordiamo la sensazione di comunità vera che si creò dopo quel tragico evento”: Alessio Del Sarto, direttore dell’Associazione Cultura e Sviluppo, ha salutato il pubblico che ha gremito la sala conferenze nell’incontro promosso da Città di Alessandria, Associazione Spazioidea, Gruppo di Lavoro ex Museo del Fiume e Aipo.
Il sindaco Giorgio Abonante ha spiegato che l’Autorità d’Ambito richiede l’innalzamento delle difese spondali, l’abbassamento della briglia sotto il ponte Meier e le casse di laminazione a monte della città. “Abbiamo bloccato lo sviluppo dell’insediamento logistico nell’area vicino al comando dei Vigili del fuoco pensando allo spostamento nella zona industriale D8. È la comunità di riferimento che decide l’urbanistica, con una separazione dei luoghi in cui si vive, in cui si lavora e in cui si trascorre il tempo libero. Gli interessi economici e di comunità devono coesistere” ha detto il primo cittadino alessandrino.
L’architetto Claudio Delponte, dirigente comunale del settore Urbanistica, ha ricordato che il Pai, piano per l’assetto idrogeologico, consente di pianificare gli interventi per il rischio idraulico. Nato nel 2001, proprio a seguito dell’evento alluvionale del 1994, “il piano non è ingessato ed evolve nel tempo: nuovi studi permettono di fare affinamenti e di aggiornarlo periodicamente. Il comune di Alessandria è tra le 22 aree a significativo rischio geologico del nord Italia”.
Le risorse sono scarse e l’Autorità di Bacino realizza le opere in base ai fondi a disposizione. In città rimarranno aree esondabili finché non verranno realizzate le opere di difese spondali. Il Comune sta adeguando il proprio piano regolatore. La Regione Piemonte ha deliberato di consentire ai comuni interventi in aree a rischio idraulico basso: dove il tirante idraulico, ovvero il livello che l’acqua può raggiungere in caso di piena di riferimento, è inferiore ai 30 centimetri, si possono realizzare interventi edilizi di completamento se il tessuto edilizio è già consolidato. E su questo anche il consiglio comunale ha deliberato.
Michelangelo Serra, assessore comunale ai Lavori pubblici, ha presentato il problema della piena congiunta di Tanaro e Bormida e il conseguente accumulo di acque nel deflusso verso il Po. I rii minori sono di competenza regionale ma sotto la giurisdizione dei comuni. “Il rio Lovassina è un problema noto: attraversa l’abitato di Spinetta in una canalizzazione sotterranea che non garantisce i deflussi. In caso piena sono previsti 57 metri cubi al secondo, prima degli interventi ne passava uno, ora 3. Creeremo una vasca di laminazione a monte di Spinetta, un’altra a Bosco Marengo, e un canale scolmatore per deviare il flusso del rio al Bormida”.
“Il miglioramento di alcune condizioni a monte, a Novi Ligure, consentiranno di diminuire la portata e alleggeriranno opere come la vasca da realizzare. Ci sarà anche un investimento per lo scolmatore che bypassa l’abitato di Spinetta” ha spiegato l’architetto Antonio Zappa, dirigente comunale del settore Lavori Pubblici.
Il consiglio comunale ha deliberato di approvare la proposta della Giunta per interventi minimali in costruzioni già presenti e di non bloccare edilizia in tutta la città, come ha detto Maria Teresa Gotta, consigliere comunale e presidente della Commissione Sviluppo del territorio,
Marco Neri, ingegnere che ha lavorato per 40 anni in Comune, è intervenuto per ricordare come il ponte Cittadella fosse incompatibile con gli interventi previsti dagli strumenti di pianificazione del territorio. “Nel novembre 2016 siamo arrivati alla piena con tempo di ritorno 200 anni. Tutti gli interventi realizzati, compreso il ponte Tanaro, sono stati utili a evitare un altro evento alluvionale per la città. Comunque la sicurezza assoluta non esiste, dobbiamo convivere con il rischio perché siamo la città tra i due fiumi. È fondamentale un sistema di allerta di protezione civile”.
Il sindaco ha poi parlato del secondo ponte sul Bormida, “l’opera pubblica più importante per Alessandria. È fondamentale per i servizi in città, per il nuovo ospedale, per la presenza del polo chimico ed eventuali interventi. La progettazione esiste, la pianificazione d’ambito recentemente rivista ha obbligato a modificare anche il progetto del ponte. Ci sono 20 milioni di euro a disposizione, il costo complessivo arriva a 70 milioni. Si sono interessati anche i parlamentari del territorio”.
Nella seconda parte si è tenuta Trent’anni, l’iniziativa di divulgazione e di riflessione multidisciplinare dell’Associazione Spazioidea, con l’intervento diretto del Gruppo di Lavoro ex Museo del Fiume per l’elaborazione del programma e del video. Dopo i saluti e i ringraziamenti di Gianna Calcagno, è intervenuto il professor Marco Pieri, docente del Liceo Scientifico Galilei di Alessandria, per ricordare il Gruppo di Lavoro ex Museo del Fiume e la descrizione del nodo idraulico del 6 novembre 1994. Nel corso dell’incontro è stato proiettato il video Trent’anni (che potete rivedere qui sotto).
“Non mi aspettavo tutta questa gente, è la manifestazione della cittadinanza di voler essere partecipe, di fare memoria, che non è solo ricordo – ha detto l’ingegner Luca Franzi dell’Aipo – Cosa rimane da fare? Anche se un giorno riuscissimo a realizzare tutte le opere previste, rimane qualcosa per tutti noi. Le alluvioni sono fenomeni che possono tornare, certo abbiamo ridotto il rischio, ma tutti dobbiamo essere coscienti di cosa potrebbe succedere di più grave, dobbiamo saper operare tutti insieme”.
In conclusione l’intervento musicale a cura delle classi dell’indirizzo musicale dell’Istituto Comprensivo Sibilla Aleramo, guidati dalla docente di strumenti.