Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di sostenere la trasformazione per ottenere sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili per una produzione migliore, una migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore, non lasciando indietro nessuno. Questi sono gli scopi della Giornata Mondiale dell’alimentazione indetta dalla Fao, e come consuetudine la stagione dei Caffè Scienza inizia con un incontro su questo tema. Agnese Codignola, giornalista scientifica e scrittrice, ha presentato il suo libro, Il destino del cibo. Così mangeremo per salvare il modo, edito da Feltrinelli.

“Il clean food è la definizione che sinteticamente rappresenta le quattro istanze del cibo del futuro: la salute umana, la tutela dell’ambiente, il benessere animale e il giusto trattamento dei lavoratori. Nel libro scrivo della ricerca di frontiera con l’obiettivo di nutrirci meglio facendo meno male al pianeta” ha detto la relatrice.

Ci sono aspetti culturali di cui tenere conto ma è già in atto un cambiamento con un’accelerazione dovuta al cambiamento climatico. “Il modello attuale è nato dopo la seconda guerra mondiale per vincere la fame, ma ormai abbiamo alimenti ultraprocessati che è difficile riconoscere. Il consumo è esploso negli Stati Uniti nelle persone con più di cinquant’anni ma non nei più giovani, che hanno iniziato ad avere una nuova consapevolezza del cibo” ha detto ancora Agnese Codignola.

Tra i vari temi trattati nel libro c’è l’alimentazione con gli insetti. “Un tempo anche i crostacei erano considerati repellenti poi ma hanno iniziato a proporli sui transatlantici e sono diventati un cibo d’élite. Dovrà avvenire così anche per gli insetti, è una questione culturale e di percezione: meno l’insetto è visibile e più è accettato, ad esempio le farine e i derivati, pasta e cracker”. Dovranno anche essere effettuati studi su come gli insetti vengono digeriti e sugli allergeni che contengono.

Altro tema molto dibattuto è quello della carne coltivata: “Non è artificiale – ha chiarito la giornalista – si fa crescere la carne in vitro, ottenendo un cibo molto sano. Si prelevano delle fibre con una biopsia e si mettono su un terreno di cultura con dei fattori di crescita. Questa carne può suscitare repulsione ma bisogna pensare che non contiene farmaci e ormoni, non vengono uccisi animali, l’impatto ambientale è molto ridotto rispetto agli allevamenti. Del resto un manzo che cresce in un allevamento intensivo non ha più nulla di naturale”.

Nell’incontro si è parlato anche di produzione idroponica, un tipo di coltivazione che non richiede terreno (alle piante serve solo come sostegno meccanico) e l’irrigazione a goccia e i nutrienti sono gestiti da sistemi di intelligenza artificiale.

Qui potete rivedere l’incontro