I Paesi non compromessi con il nazismo, le confessioni religiose, il mondo libero durante la Seconda Guerra Mondiale sapevano o non sapevano che cosa stava avvenendo nei Lager e nei campi di deportazione in Germania e nei Paesi occupati? Perché la macchina dello sterminio non è stata fermata o, in parte impedita a funzionare? Come mai le sorti della guerra stavano dando ragione alla grande coalizione dei Paesi della Società delle Nazioni e la sconfitta nazista era ormai inesorabile, eppure treni carichi di ebrei provenienti dalla Grecia, dall’Ungheria, dai Paesi dell’Est continuarono a sferragliare sui binari d’Europa e trasportarono masse di persone nei luoghi e nelle esperienze di morte? Sono gli interrogativi che verranno posti nella serata di giovedì 18 gennaio (con inizio alle ore 19) in preparazione al Giorno della Memoria 2018 dal titolo Potevano non sapere? Il Mondo Libero era a conoscenza della “soluzione finale”? Ne parlano i professori Gian Piero Armano e Agostino Pietrasanta. La serata verrà introdotta dall’intervento di due studenti del Liceo Pascal di Ovada: Marlene Comi e Giacobbe Fiorenzo.
Dopo la pausa buffet, alle 21, lo spettacolo Ricordare rende liberi, parole e musica dal lager con il gruppo I Suoni Ribelli. Il recital contiene diverse canzoni risalenti al periodo dei campi di concentramento, alcune tratte da testi usciti fortunosamente dai campi e poi musicati, ad esempio da Mikis Teodorakis o da Ivan della Mea, altre scritte e musicate completamente all’interno dei campi. Si tratta di una ricerca meticolosa che si è avvalsa anche del lavoro fatto alcuni anni or sono da Leoncarlo Settimelli, indimenticato leader del “Canzoniere Internazionale” , studioso e ricercatore di primo piano della musica popolare italiana e dei preziosi suggerimenti dei Moni Ovadia.
Il gruppo dei Suoni Ribelli è composto da Enzo Macrì, voce e regia, Mimma Caldirola, voce, Dino Porcu, chitarra (provenienti dall’esperienza dell’Orchestra Multietnica dei Furastè), Otello Vanni, storico chitarrista alessandrino componente di diversi gruppi rock, Gianluca Bianchi, che “presta” i suoi flauti e la sua fisarmonica anche al gruppo folk dei Calagiubella, Erina Makeeba, voce e chitarra. Nella “mission” del gruppo, c’è il recupero della memoria per i canti e le musiche dal mondo, sempre con un’attenzione particolare alla musica popolare, quella delle “radici”.