Un buon sistema pensionistico poggia su tre elementi fondamentali: una demografia sostenibile, un mercato del lavoro inclusivo, caratterizzato da un elevato tasso di occupazione e buone retribuzioni, regole trasparenti ed eque tra ed entro le generazioni, che includano il “giusto” grado di flessibilità e di solidarietà. Di questi tema ha parlato ai Giovedì Culturali Elsa Fornero, professore onorario di Economia Politica all’Università di Torino, in dialogo con Flavia Coda Moscarola, ricercatrice all’Università del Piemonte Orientale e Francesco Guala, professore ordinario di Economia Politica all’Università di Milano e presidente di Cultura e Sviluppo.
“È importante fare riflessioni con esperti per raccontare le grandi sfide per l’Italia e come dovrà affrontarle. Elsa Fornero ha fatto parte di un governo che in un momento delicato ha preso un provvedimento con un impatto molto significativo sulle vite degli italiani. La cosiddetta legge Fornero è stata utilizzata nel dibattito politico anche in maniera spregiudicata da coloro che si opponevano, ma dopo molti anni nessuno è riuscito o avuto il coraggio di tornare indietro” ha detto Francesco Guala nell’introduzione.
La professoressa Fornero ha iniziato ricordando di William Beveridge, economista britannico, padre del welfare state. “La nostra vita non dipende da noi. E chi si prende carico degli elementi di rischio? La prima forma di cooperazione è la famiglia, luogo di condivisione del rischio. E per questo nacquero anche le cooperative per il lavoratori che non avevano assicurazioni sociali. Beveridge scrisse un rapporto su incarico di Churchill su come organizzare la lotta alla povertà e sulle forme di assicurazione sociale. Il welfare dovrebbe accompagnare la vita delle persone dalla culla alla morte. Churchill pensava costasse troppo. Ma i giornali ne parlavano e i cittadini erano a favore. I politici capirono che quel provvedimento li avrebbe reso popolari. Nascono così la sanità pubblica, le pensioni, le misure per la disabilità. La sicurezza sociale come diritto della persona è un concetto esclusivamente europeo”.
Elsa Fornero ha spiegato che il difetto principale del sistema italiano è lo sbilanciamento: “la spesa è molto concentrata sulle pensioni e poco sul resto, non abbiamo avuto una politica per la famiglia, non c’era un’assicurazione contro la disoccupazione, la tutela per i bambini disagiati. Abbiamo guardato solo all’ultima parte della vita delle persone ma temi quali l’istruzione, la salute, il lavoro e la famiglia nel welfare dovrebbero essere presenti. Nel nostro sistema ci sono molti aspetti da difendere ma ci sono molte cose da correggere”.
Nel 2011 l’Italia era sull’orlo del default, si insediò il governo Monti e venne elaborata la riforma Fornero. “Mario Monti mi diede 20 giorni per fare la riforma delle pensioni. Lo spread, la differenza tra il tasso interesse tra i titoli italiani e tedeschi, è la misura della scarsa fiducia che il mercato ha nel nostro Stato. Eravamo vicini a una crisi finanziaria per il debito. La Bce era disposta a comprare titoli italiani, ma si dovevano fare le riforme per previdenza e lavoro”.
Nacque un governo con grande maggioranza. Il Decreto salva-Italia, che comprendeva la riforma delle pensioni, ha permesso al Paese di allontanarsi dal baratro. “Ma dopo il salvataggio serve la riforma. Il nostro sistema pensionistico è pubblico ed è un contratto tra generazioni. È lo Stato che firma per conto delle generazioni future. Lo Stato deve avere in mente anche chi non è ancora nato – ha spiegato la professoressa Fornero – Il sistema delle pensioni si fonda su demografia e economia: i giovani che lavorano devono essere pagati adeguatamente. E le regole devono valere per tutte le generazioni, non solo quelle che votano oggi, altrimenti il sistema non è sostenibile”.
Per quanto riguarda la demografia, bisogna ricordare che nel 2011 aumenta la fascia dei cosiddetti boomer, i quali arrivano alla pensione, i giovani sono pochi. Da dieci anni i decessi superano le nascite e la popolazione declina. Avverrà una forte riduzione della popolazione nei decenni, nel 2060 si prevedono 40 milioni di abitanti in Italia. “L’immigrazione va gestita ma essere contro è assurdo. Nel Documento di Economia e Finanza del 2023 c’è scritto che senza immigrazione il debito pubblico aumenterà di diversi punti percentuali nei prossimi anni” ha continuato la professoressa.
La demografia è essenziale per le pensioni ma oggi siamo in un inverno demografico: “l’Inps non ha riserva, ha solo debiti anche se ha crediti verso lo Stato. Chi lavora versa contributi obbligatori, pari al 33 per cento della retribuzione, per pagare le pensioni. Se ci saranno meno giovani, chi pagherà le pensioni? E se non hanno un lavoro o se lo hanno precario e poco pagato, su cosa pagano i contributi? Le pensioni diventano insostenibili. L’economia deve crescere, non basta il 60 per cento di popolazione attiva, bisogna arrivare al 70-80 per cento. Non si può fare sempre debito perché lo spead risalirebbe”.