Con il professor Mario Deaglio sono ripresi, in diretta streaming, i tradizionali appuntamenti dell’Associazione Cultura e Sviluppo. Deaglio, professore emerito di Economia internazionale presso l’Università di Torino ed editorialista de La Stampa, ha presentato la XXIV edizione del Rapporto sull’economia globale e l’Italia dal titolo Il tempo delle incertezze.
In copertina c’è una vecchia strada che giunge a un bivio, due direzioni che non si sa dove portano. Il titolo, elaborato alla fine dell’ottobre scorso, si rivela quanto mai azzeccato nel descrivere l’attuale situazione.
La pandemia non è arrivata per caso ma in seguito a una serie di sconvolgimenti fondamentali: il cambiamento climatico, un nuovo modo di produrre che ha portato ad un brusco tramonto del lavoro industriale tradizionale (ora c’è una gerarchia ridotta e una forte richiesta di adattamento) e alla forte riduzione delle possibilità di carriera dei giovani, il mutamento demografico. Per quest’ultimo fattore, si stimano 10 miliardi di esseri umani nel 2050, un’accelerazione dell’invecchiamento nei Paesi avanzati (42 anni l’età mediana) e il dinamismo demografico di grandi Paesi in via di sviluppo (India, Nigeria, Pakistan), movimenti migratori e squilibri generazionali negli anni prossimi.
Sono cinque le dimensioni dell’incertezza: ambientale, economico-sociale, di politica internazionale, europea e infine il coronavirus.
La globalizzione è in stallo e il rapporto tra le esportazioni e il Pil mondiale è aumentato dal 1985 (inizio della globalizzazione), ha avuto una flessione nel 2001, si è verificata la recessione nel 2008. il rapporto è poi risalito ma senza più toccare i valori massimi precedenti e tende nuovamente verso il basso.
Questa evoluzione è dovuta alle nuove tecnologie, al nuovo modo di produrre, e ad una nuova distribuzione dei redditi. Per esempio, ha illustrato il professore, la classe media negli Stati Uniti in dieci anni è passata dal 51 al 41 per cento (1-2 per cento verso un reddito più alto, gli altri invece verso un maggiore precariato).
Come se ne esce? Nel breve periodo con il metodo cosiddetto dell’helicopter money, ovvero denaro ben distribuito in modo da alleviare l’estrema diversità dei redditi (di più ai più poveri, anche in forma indiretta, ossia con il potenziamento, ad esempio, di strutture sanitarie pubbliche e gratuite). È necessaria una forte attenzione a non penalizzare i giovani (welfare e sussidi per famiglie giovani, ecc.).
Nel lungo periodo è necessario la supervisione del mondo del web a livello mondiale (ora fatturano nei paesi dove il regime fiscale è più favorevole) per il recupero a tassazione dei redditi del settore. Si deve pertanto recuperare la visione a lungo termine. È poi necessario il riconoscimento dell’esistenza di beni comuni e dell’esistenza dei diritti delle generazioni future.
Che cosa vuol dire essere ultimi della classe? In Italia, il Pil negli ultimi dieci anni è cresciuto molto meno sia degli altri Paesi sia della media europea e ovviamente degli Stati Uniti. L’Italia è un problema per il mondo avanzato per la sua tendenza a rimanere indietro. Ci sono anche disuguaglianze teritoriali, tra il nord, il centro e il sud: la Sicilia in particolare cresce molto meno delle altre regioni, la Lombardia invece è a livello della Baviera e delle zone europee più ricche. Nel nord ovest, escluso la Lombardia, il declino è evidente.
Dal coronavirus uscirà qualcosa di buono? Le catene del valore sono più corte perché, ad esempio, Wuhan era la ‘Milano cinese’, e fermandosi si è dovuto cercare fornitori più vicini.
Ci sono settori produttivi con forti modificazioni a livello mondiale: i trasporti aerei, l’industria aeronautica, le telecomunicazioni e l’attività bancaria e finanziaria.
Deaglio ha concluso ricordando l’importanza del rilancio del senso di comunità e di una maggiore importanza attribuita ai beni comuni.