«È l’elemento più evidente, diffuso e contagioso che affligge il nostro tempo: la paura. La credevamo scomparsa con i secoli bui e invece è più viva che mai. Paura del jihadista della porta accanto, paura dell’invasione di migranti, paura dei vaccini o dell’ebola e dell’aviaria, paura della crisi e della povertà. Come siamo arrivati fin qui? E come uscire da quest’età dell’incertezza?». Così si legge nella quarta di copertina di un libro particolarmente interessante, Contro la paura [Baldini&Castoldi, Milano 2016] al centro dell’appuntamento dei Giovedì culturali di quasi quattro anni fa.
Il volume intende rispondere ad alcune questioni cruciali del nostro tempo legate proprio al sentimento della paura, con un approccio multidisciplinare, insieme storico, geopolitico ed epidemiologico. Vi si analizzano in particolare le “derive” della paura, che viene usata come arma nella guerra asimmetrica del terrorismo, come strumento di controllo e indirizzo dalla politica, oltre che dai media tradizionali e dal web, e poi come strumento di persuasione occulto per fini economici. Svelati questi meccanismi perversi, gli autori, tre persone molto differenti per storia, esperienze, interessi ma legate dalla medesima tendenza a non accontentarsi delle spiegazioni tradizionali, ci offrono un loro “antidoto” a questo virus dei giorni nostri: una risposta culturale, articolata nei rapporti fra istituzioni e cittadini, fra Stati, religioni e modelli sociali diversi, che va dalla scuola al sistema sanitario all’uso dei media. Perché per aprirci senza paura all’altro e al cambiamento che comporta dobbiamo solo capire e superare i nostri limiti.
Abbiamo ragionato di queste tematiche giovedì 17 marzo 2016 con Vittorio Demicheli, medico specializzato in Statistica medica, Igiene e Medicina preventiva, Igiene ospedaliera, Community Medicine, all’epoca dirigente del Settore assistenza sanitaria territoriale del Piemonte; Giulio Massobrio, storico militare, già direttore di RNR Rivista Napoleonica, museologo e autore di romanzi storici, tra i quali Rex, vincitore del Premio Selezione Bancarella 2015; Luigi Narbone, con una lunga esperienza all’Onu e all’Unione Europea, era direttore del Programma Mediterraneo presso il Robert Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo.