Si è parlato dei cambiamenti del mondo del lavoro e del ruolo del sindacato nell’incontro con Giorgio Benvenuto, già segretario generale della Uil, deputato e senatore e con Giuseppe Gallo, sindacalista, saggista, consigliere del Cnel e presidente della Fondazione Tarantelli.
Marco Ciani, segretario provinciale della Cisl, ha introdotto gli ospiti ricordando il cinquantesimo anniversario del cosiddetto autunno caldo. Dopo il boom economico e la grande migrazione di lavoratori dal Sud verso le regioni industriali del Nord, era rimasto un disallineamento con la politica, che dal dopoguerra non era ancora cambiata.
Il 1969 è stato un anno che ha portato grandi cambiamenti, dal rinnovo del contratto per i metalmeccanici, alla riforma previdenziale, per arrivare allo statuto dei lavoratori nel 1970.
Giorgio Benvenuto, attuale presidente della Fondazione Buozzi, ha ricordato gli enormi costi sociali dell’immigrazione dal Sud. Le persone arrivate al Nord spesso parlavano solo il loro dialetto e non conoscevano il mondo della fabbrica. In quegli anni però cresce anche l’attenzione della Chiesa verso i lavoratori e questo favorisce la ripresa del dialogo tra i sindacati. Tra i giovani nasce la voglia di cambiamento e di rivendicazione dei propri diritti. Cresce anche la spinta per l’unità sindacale. Nelle fabbriche, fino ad allora, il sindacato non era riconosciuto, c’erano le commissioni interne ma non si potevano fare le assemblee.
“Il sindacato deve essere riformatore, non deve fare la rivoluzione” ha detto Benvenuto, che ha poi ricordato l’accordo per i metalmeccanici del 1969. A causa dello sciopero selvaggio alle carrozzerie di Mirafiori, la Fiat sospese circa 20 mila lavoratori, lasciandoli senza paga, sostenendo che le scorte erano terminate. Il ministro del Lavoro, Carlo Donat-Cattin, mandò i Carabinieri per verificare e l’azienda accetto in seguito di dialogare. Il contratto venne firmato alla fine del 69 chiedendo anche ai lavoratori di votare.
“Diritti, democrazia, uguaglianza, conoscenza e partecipazione: sono i principi sui quali il sindacato deve sempre basarsi – ha detto Benvenuto – Tra Luciano Lama, Pierre Carniti e me c’era fratellanza che è stata fondamentale per rafforzare l’unità sindacale. E la fratellanza serve ancora oggi, così come la forza del sindacato di pensare e di conoscere”.
Giuseppe Gallo ha parlato di conservazione creativa: “bisogna conservare i principi e creare per il mondo che cambia”. Negli anni delle grandi migrazioni, i giovani fuggivano dal paternalismo autoritario ma in fabbrica le condizioni erano addirittura peggiori, non si trovavano le case da affittare, a scuola si facevano i doppi e tripli turni. Le grandi riforme nascono dai movimenti del 68 e del 69. “Il lavoro si emancipa quando prende conoscenza del suo ruolo sociale, entra nello stato, radica la democrazia e crea la sintesi del bene comune” ha detto Gallo.
Nel 1969 avviene la rivolta all’autoritarismo del mondo del lavoro. Il fordismo aveva una visione illimitata della crescita, una concezione infinita del mercato e considerava il lavoratore incorporato nella catena di montaggio. La fabbrica era considerata un luogo conflittuale nella quale serviva una regolazione costrittiva perché lo scontro è considerato inevitabile e insuperabile.
Con i cambiamenti delle condizioni della società il conflitto esplode, e il fordismo prende atto del suo fallimento. Con il post fordismo nasce la cultura del limite, si considerano il mercato e le risorse finite, e si prende coscienza delle ricadute ambientali della produzione.
L’industria 4.0, ha spiegato Gallo, ha una visione olistica, tutto è interconnesso e si valorizzano le risorse umane. Ci sono anche delle contraddizioni, come la minore occupazione e la sostituzione delle forze lavoro con i robot e l’intelligenza artificiale, nuove sfide che anche il sindacato deve saper affrontare.
Durante il dibattito si è parlato del ruolo dell’Europa: “si tollerano paradisi fiscali, e questo vuole dire che ci sono anche inferni fiscali, come quello italiano. Si deve andare verso un sistema fiscale comune” hanno detto i relatori.
E sulle delocalizzazioni Benvenuto e Gallo hanno ricordato che nei paese dell’Europa ex satelliti dell’Unione Sovietica i diritti dei lavoratori non sono gli stessi dell’Ovest e le imprese spostano la produzione per convenienza. “Se il sindacato non ha una visione europea anche noi perdiamo i nostri diritti”.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale è emersa la necessità di fare formazione “per non creare analfabeti tecnologici”.
In conclusione i relatori hanno ricordato che l’unità sindacale rende più forti e più capaci di umanità e solidarietà.