Un grande amore per la musica classica fin da piccola, gli studi in contrabbasso e l’incontro con Fridays for Future, il movimento per la giustizia climatica: Carlotta Sarina, conosciuta come Lotta, è un’attivista e artista intervenuta a Popolx, la scuola di politica finanziata dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e in collaborazione con l’Università del Piemonte orientale.

Lotta ha raccontato di come ha deciso di dedicarsi all’attivismo a tempo pieno. Durante una manifestazione in canoa sul fiume Reno a Strasburgo, mentre veniva fermata dalla polizia, ha iniziato a cantare per affrontare la paura. In quel momento, ha capito che doveva “mettere la musica al servizio della causa”. Questo è ciò che lei definisce “detonazione”. La reazione di un poliziotto, che si è unito fischiettando, è stata una rivelazione.

Tornata in Italia, ha scritto il suo spettacolo intitolato proprio Detonazione, che racconta il suo percorso. Dopo aver suonato in piazza, a Parigi, Berlino, Praga e Vienna. Grazie al supporto di Fridays for Future, Extinction Rebellion, e Ultima Generazione, il suo spettacolo è arrivato anche nei teatri.

Lotta rileva una grande consapevolezza sulle questioni ambientali tra i giovani: uno studio che indica che “un ragazzo su tre in Italia ha paura della crisi climatica”. Spesso, però, il problema appare gigantesco e annichilente, rendendo difficile sapere cosa fare, come cercare di intervenire. Tuttavia, Lotta sottolinea che le cose cambiano “un’idea alla volta, una proposta alla volta”, citando esempi di successo in Francia (legge sui Pfas) e Inghilterra (uscita dall’uso del carbone). Crede fortemente nella non violenza e nell’uso dell’arte e dell’attivismo per evitare future “guerre per le risorse” o “case portate via da un’alluvione”.

L’attivista ha enfatizzato la necessità di adattarsi a un pianeta più caldo e di attuare politiche di cambiamento, suggerendo che ognuno può “declinare la propria vita senza dimenticarsi di chi siamo per attuare un cambiamento vero” a partire dal proprio quartiere. Carlotta ha espresso anche la sua preoccupazione per la repressione e le indagini che stanno colpendo gli attivisti, in alcuni casi accusati di “associazione a delinquere” anche se praticano la non violenza. Lei stessa ha avuto esperienze simili, ma le accuse sono sempre decadute perché stava semplicemente cantando.

Infine, ha sottolineato la cura di sé e della comunità, riconnettendosi con la natura e volendo “città più verdi” e spazi sicuri per i bambini, come uno degli atti di resistenza più grandi, “ma la cura individuale non basta se lo Stato non tutela l’individuo e l’ambiente”.

Scopri di più con l’intervista a Lotta!