“Barbari è un etichetta data da Greci e Romani e sono questi ultimi ad aver lasciato il loro punto di vista: ‘noi siamo civili, gli altri sono inferiori’”. Il professor Alessandro Barbero, storico, docente universitario e noto divulgatore, ha parlato del suo libro Barbari – immigrati, profughi, deportati nell’Impero romano.
Sono stati i Greci i primi a pensare “ci siamo noi e ci sono gli altri”: la civiltà greca ha insegnato la filosofia ma considerava “barbari” coloro che non parlavano greco. Anche i Persiani pensavano così, ma loro stessi erano considerati barbari dai Greci. E i Romani erano considerati barbari dalla Grecia. Insomma “ognuno è barbaro per qualcun altro”.
I fatti non cambiano ma c’è l’interpretazione da parte degli storici. Le epoche non si assomigliano ma ci sono analogie. Per il professor Barbero: “La storia non si ripete mai, non ci sono cicli, non torna quello che c’era prima. Si tratta di capire le analogie più serie per vedere se in passato si sono già verificate situazioni paragonabili. Studiare aiuta a capire che non sempre ‘è stato così’. Chi parla di invasioni barbariche riferendosi all’attualità ha un approccio ideologico. La mescolanza è positiva o rappresenta una minaccia? L’arrivo dei migranti non è un fenomeno innocuo ma se ben regolamentato non è distruttivo”
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