Allievo ed erede di Norberto Bobbio e Giovanni Sartori, docente a Harvard, editorialista nei principali quotidiani, ospite impertinen­te dei talk show, ma anche “quasi sindaco” di Bologna, candidatura avventurosa, per la quale nutre qualche rammarico: è stato molte cose Gianfranco Pasquino, che è tornato a Cultura e Sviluppo per presentare la sua autobiografia, Tra scienza e politica (Utet) e Fascismo. Quel che è stato, quel che rimane, curato per Treccami libri.

In dialogo con Stefano Quirico e Giorgio Barberis , docenti dell’Università del Piemonte Orientale, il professor Pasquino ha ricordato molti aspetti della sua vita personale e professionale, a partire dai suoi compagni di liceo a Torino: Livio Berruti, campione olimpico alle olimpiadi di Roma, Sergio Brosio, campione di pattinaggio su ghiaccio, diventato un fisico ad Harvard, Adelaide Aglietta, attivista radicale ed europarlamentare che accettò l’incarico di giurata nel processo alle Brigate Rosse.

Alla facoltà di Scienze politiche a Torino ha avuto grandi professori: Norberto Bobbio, Nicola Abbagnano, che quando si assentava era sostituito dal suo assistente Umberto Eco, Alessandro Galante Garrone, Siro Lombardini, Leopoldo Elia.

Tra le personalità politiche che conosce bene, Pasquino ha ricordato Giorgio Napolitano, che ha incontrato anche quando era presidente della Repubblica e lo ha invitato ad un convegno a Palermo.

A Bologna, dove vive, ha insegnato per 43 anni ed è stato anche candidato alla carica di sindaco. Il professore ha poi ricordato i suoi viaggi all’estero, sia per lavoro sia per turismo: America del Nord e del Sud, Cuba, Perù, Brasile, Argentina, dove ha ricevuto varie lauree honoris causa e dove ha insegnato e diretto per anni un master, Colombia, Venezuela.

Per quanto riguarda il libro sul fascismo, Pasquino ha spiegato che “il fascismo è eterno, non come regime ma come comportamento. Trump o Bolsonaro sono degli esempi. Non riconoscere il risultato delle elezioni e organizzare un assalto al Campidoglio è un comportamento fascista. Il fascismo come l’abbiamo conosciuto non è più possibile. Ora ha vinto una coalizione di destra-centro ma l’Italia di oggi non è quella del 21-22”.

Non basta conoscere il fascismo italiano per capire il fenomeno, bisogna studiare anche il franchismo, il salazarismo e il peronismo. “Ci sono degli storici che semplificano troppo. In Italia il fascismo non è stato totalitario come l’Unione Sovietica, il partito comunista cinese o il nazismo. Questi regimi hanno distrutto tutti gli altri gruppi. Dopo il nazismo o il crollo dell’Urss infatti non rimase nulla. Il fascismo in Italia non è crollato, Mussolini è stato mandato a casa dal re, sono sopravvissuti la chiesa cattolica, la Fuci da cui provengono Moro, e Andreotti, l’Azione cattolica. I militari erano obbedienti al re e non sono mai stati fascistizzati. Fu un regime autoritario ma non totalitario”.

… in una concezione più ampia di quel che è “insegnamento” potremmo anche includere le molte lezioni sulla Costituzione italiana e sull’Unione Europea che ho accettato di tenere in diverse scuole superiori e licei… e molti gratificanti dibattiti sui miei libri e sulla politica all’associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria [Tra scienza e politica. Una autobiografia – Utet, 2022, pag. 214]

Qui potete rivedere l’incontro