Quali sono le modificazione del nostro corpo e le attivazioni del cervello quando proviamo paura? È stato il tema che ha trattato il professor Benedetto Sacchetti, ordinario di Fisiologia all’Università di Torino, nel Caffè Scienza del 25 gennaio.

L’uomo ha conservato dei processi, che condivide con altri animali, utili e efficaci a fronteggiare un pericolo. Cervello e muscoli devono funzionare bene e mettere in atto strategie per affrontare un pericolo: aumenta il battito cardiaco, la frequenza del respiro per incrementare l’ossigeno nel sangue, e questo va al cervello e nei muscoli allontanandosi dallo stomaco e dall’intestino (ed è per questo che si blocca la digestione e diventiamo pallidi).

Cosa succede nel nostro corpo? Si attiva è l’amigdala, una struttura che si trova nella profondità del cervello e ha funzioni simili in tutti gli esseri viventi.

Quando si vede o si sente una cosa pericolosa, lo stimolo passa al cervello e all’amigdala, i neuroni iniziano a elaborare l’informazione, si attivano e vanno a modificare il battito e il flusso del sangue. È un circuito semplice perché si deve reagire rapidamente.

Se si blocca, non si percepisce più il pericolo. C’è un caso clinico famoso: una donna con un danno all’amigdala, la quale non è in grado di riconoscere potenziali pericoli (ad esempio, accarezza i serpenti velenosi).

L’alterazione dell’amigdala si ritrova nei soggetti colpiti da disturbo post-traumatico da stress e un’attivazione eccessiva avviene anche durante gli attacchi di panico, nei soggetti affetti da depressione cronica con disturbo ansioso e nelle fobie.

Per controllare le risposte legate al pericolo interviene anche la corteccia prefrontale, una struttura evolutivamente più recente, molto presente nei primati e nell’uomo. Studi recenti delle neuroscienze hanno permesso di riconoscere un dialogo reciproco tra le due strutture del cervello. In caso pericolo imminente prevale però l’amigdala perché bisogna mettere in atto le risposte per affrontarlo. Quando il pericolo termina, prevale invece la corteccia, che è fondamentale per dire che il pericolo è terminato e possiamo controllarlo.

Nelle fobie o nel disturbo post traumatico si attiva l’amigdala e questa non è controllata in maniera efficacia e efficiente dalla corteccia prefrontale.

Nel dibattito si è parlato anche di memoria della paura, della paura come sentimento o emozione, del ruolo dello stress e degli ultimi studi sulle differenze tra paura e ansia.

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