Il rapporto tra storia, memoria e letteratura e come il racconto del passato contribuisca alla comprensione del presente sono stati i temi della conferenza inserita nel progetto europeo Jean Monnet Crei – The creation of european identity through culture in contemporary period, che ha esplorato l’identità europea attraverso vari mezzi espressivi. Le protagoniste della serata sono state Raffaella Romagnolo, insegnante, scrittrice e finalista al Premio Strega con il suo ultimo romanzo Aggiustare l’universo e Benedetta Tobagi, ricercatrice e scrittrice, vincitrice del Premio Campiello con La resistenza delle donne e autrice di importanti testi sulle stragi italiane
Raffaella Romagnolo ha aperto la sua riflessione partendo da un aneddoto personale riguardante il suo romanzo Aggiustare l’universo, in cui ha narrato il bombardamento di Genova del 9 febbraio 1941, prendendo dettagli da fonti storiche. Per esigenze narrative, ha mantenuto una scena ambientata a scuola, sebbene il 9 febbraio 1941 fosse una domenica e le scuole fossero chiuse. Costretta a scegliere tra la verità fattuale e la verità letteraria, ha spiegato che sceglie sempre quest’ultima, affermando che la letteratura “mente” ma in modo costruttivo, creando trame e personaggi. La scrittrice ha supportato questa tesi con l’esempio di Primo Levi e il suo racconto Vanadio (da Il sistema periodico), dove la costruzione del personaggio di Müller (ispirato a un chimico reale) porta all’elaborazione della “zona grigia”, una categoria interpretativa fondamentale per comprendere i regimi totalitari e le dinamiche tra potere, violenza e individui. La letteratura, mentendo, riflette sia nel senso di specchio della realtà sia come strumento per l’elaborazione del pensiero.
Un’altra funzione cruciale della letteratura è lo sviluppo dell’empatia, una delle caratteristiche evolutive umane più preziose. L’empatia, permettendo di comprendere le storie degli altri, ha un potenziale politico e può contribuire alla pace. Raffaella Romagnolo ha poi collegato il racconto del passato all’identità europea, sottolineando come l’Europa moderna sia nata dalla sconfitta dei totalitarismi e dal sacrificio delle resistenze. Riconoscendo che la letteratura non può da sola impedire la ripetizione del passato, ha offerto due idee sull’utilità di raccontare il passato. Le storie di esseri umani che hanno superato esperienze spaventose rassicurano e aiutano a gestire l’ansia del presente. Raccontare il passato può servire ad “aggiustare ciò che si è rotto”, inteso come un modo di fare giustizia per le vittime, un compito che non è prerogativa esclusiva dei tribunali.
Romagnolo ha evidenziato la responsabilità degli scrittori di farsi carico della memoria di eventi come la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, ora che i testimoni diretti stanno scomparendo. Ha anche sottolineato come il suo lavoro di scrittrice sia per lei un modo per comprendere il presente interrogandosi su cosa è successo nel passato, soprattutto in relazione a fatti dimenticati o rimossi dalla coscienza pubblica, come l’emigrazione italiana o le leggi razziali.
Benedetta Tobagi ha spiegato di considerarsi sia storica/ricercatrice sia narratrice/scrittrice. La sua preferenza è per la saggistica in forma narrativa (o non-fiction novel), un genere di letteratura che le permette di esplorare la realtà con un taglio narrativo senza reinventarla. Il suo autore di riferimento è Javier Cercas, dal quale riprende l’idea che la realtà a volte è così significativa da non dover essere reinventata, poiché possiede già un suo intrinseco potenziale narrativo. Per lei, il non-fiction si distingue dal saggio storico tradizionale per un “nucleo caldo nascosto, che è extrastorico e che lo rende simile al romanzo, ma con la fondamentale differenza di non inventare i fatti”. Ha citato il suo libro sulla strage di Brescia come esempio di come il non-fiction possa esplorare temi come la vita dopo l’incontro con il male radicale e l’assenza di giustizia.
Benedetta Tobagi ha evidenziato come il non-fiction sia particolarmente rilevante nella società contemporanea, caratterizzata da un senso di irrealtà, la disconnessione dalla verità fattuale, l’indebolimento della trasmissione del passato e la diffusione della falsificazione nel dibattito pubblico. A differenza di romanzi che cercano di “mettere ordine” dove non c’è, il non-fiction accetta il vuoto e l’incompletezza e offre strumenti conoscitivi per abitare il presente così com’è, riconoscendo la differenza tra vero e falso. Per Tobagi, la scrittura non-fiction è un atto d’amore verso il passato.
L’incontro è il dibattito è stato introdotto e moderato da Giorgio Barberis e Cesare Panizza, docenti dell’Università del Piemonte Orientale. L’incontro è inserito in Crei – The Creation of European Identity through Culture in the contemporary period, il progetto promosso dal Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale in collaborazione con l’Associazione Cultura e Sviluppo, gli Archivi Storici dell’Unione Europea e l’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi”, sostenuto dall’Unione Europea, Programma Erasmus+, Jean Monnet Modules.