Sembrava che la fine della guerra fredda rendesse le guerre europee sempre più improbabili, invece le due potenze del mondo euro atlantico, la Russia e gli Stati Uniti, si stanno facendo una guerra per procura in Ucraina.

Sergio Romano, già ambasciatore alla Nato e a Mosca, professore nelle università di Firenze, Sassari, Pavia, Berkeley, Harvard e Bocconi di Milano, editorialista del Corriere della Sera, è stato ospite dell’Associazione Cultura e Sviluppo per presentare il suo ultimo libro, La scommessa di Putin. Russia-Ucraina. I motivi di un conflitto nel cuore dell’Europa, in dialogo con Mara Scagni, già sindaco di Alessandria e presidente di Ryalge, associazione per l’interscambio tra la Russia e l’Italia.

“Pensavo impossibile un nuovo scontro tra le grandi potenze. Ho cercato di capire Putin e perché fosse il personaggio più pericoloso della vicenda. È un patriota, non un nazionalista, perché proviene dal Kgb – ha spiegato Romano – I servizi di intelligence del Paese sono una fabbrica di patrioti, e questo vale per quasi tutti i servizi nel mondo. Lo spionaggio è fatto da persone che amano il loro paese. È convinto che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il suo Paese sia stato trattato male. La fine della guerra fredda è stata percepita da lui come una sconfitta. È convinto che gli Stati Uniti abbiano vinto e nemmeno in modo equo politicamente. Per lui l’Unione Sovietica è stata colpita nei suoi valori, non è stato riconosciuto il merito della sconfitta della Germania. In Putin c’è un desiderio di rivalsa. Anche i russi vogliono recuperare il prestigio perduto”.

Molti accusano la Russia di non essere democratica e che l’arrivo della democrazia sarebbe la salvezza del Paese e della situazione internazionale. “Ma la democrazia oggi è in crisi: ha dimostrato di essere la macchina della corruzione, degli errori e della presunzione. I paesi democratici sono convinti di avere la soluzione dei problemi del mondo. Se la democrazia è condannata ad andare in questa direzione posso capire che qualcuno non la pratichi” ha detto il professore.

Dopo la firma del Patto Atlantico, quando era un giovane funzionario del Ministero degli Esteri, Sergio Romano ha creduto all’utilità della Nato. “Poi mi sono reso conto col tempo che alla fine della guerra fredda abbiamo perso l’occasione della convivenza tra Paesi che avevano culture diverse. Gli Stati Uniti hanno aperto le battaglie della guerra fredda. Ho l’impressione che avessero bisogno di un nemico per continuare ad essere vincitori. Il potenziale nemico è stata l’Unione Sovietica. La bomba atomica è stato uno straordinario fattore di pace. E anche oggi nessuno dei due contendenti pensa veramente di usarla perché sa che l’altro è in grado di incassare e reagire”.

Zelens’kyj vuole un clima di guerra perché sarebbe disoccupato se non fosse un leader di un Paese considerato come possibile giustificazione di un conflitto.

Per quanto riguarda le sanzioni, Romano ha ricordato che anche nel passato questa soluzione ha alimentato il patriottismo. Le sanzioni sono un’arma militare che assomiglia alle guerre del Medioevo, quando si chiudeva un nemico nel castello per farlo morire di fame. “Le sanzioni creeranno un patriottismo russo anche dove ora non c’è. Gli americani sono convinti che le sanzioni servano a impedire una connivenza economica tra Europa e Russia”.

A proposito del ruolo dell’Europa, l’ex ambasciatore ha spiegato che l’Unione Europea è nata da sei Paesi iniziali, con l’esperienza storica di due guerre mondiali, poi si è allargata per includere i Paesi dell’Europa orientale, fino ad arrivare a 27. Per questo il tasso di efficienza è decaduto. “Siamo in una fase difficile ma non tale da rinunciare”.

Ricordando che il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres ha detto che questa guerra non può essere vinta da nessuno, Romano ha detto che “si continuerà a lungo così. Ci abitueremo anche a questo. Io mi definisco un conservatore di un presente mediocre”.

“La situazione migliorerà quando i paesi nemici saranno stanchi di combattere per nulla. Mi preoccupa un trattato di pace perché così non si esce più dalla situazione di conflitto. Questa guerra finirà per stanchezza ma ciò può avvenire anche troppo tardi”.

Putin ha commesso molti errori e una parte della popolazione russa non lo ama e non lo ha mai amato. “Solo gli stessi russi possono toglierli il potere”.

Qui potete rivedere l’incontro