È un libro che mette insieme sguardi diversi, quello del geografo e quello dell’antropologo: Confini – realtà e invenzioni, pubblicato da Edizioni Gruppo Abele, è stato il tema del Giovedì Culturale con la partecipazione dei due autori, Marco Aime, scrittore e docente di Antropologia culturale all’Università di Genova, e Davide Papotti che insegna Geografia culturale all’Università di Parma.
I confini sono tornati d’attualità da quando nell’Unione europea sono stati abbattuti per alcuni ma non per tutti. “Il termine ‘confine’ viene usato spesso ma le metafore spaziali sono utilizzate come stati d’animo o questioni sociali – ha spiegato il professor Aime – Confine e frontiera sono spesso considerati sinonimi, ma in altre lingue non sempre coincidono. Confine è una linea dove finisce qualcosa e dove inizia qualcos’altro. La frontiera è uno spazio, ad esempio il Far West”.
Il termine rimanda a un confine nazionale. In Africa gli imperi erano basati sul controllo delle persone e con i popoli nomadi i confini si spostavano. “Il confine non è sempre fisso e rigido. Non è un crinale o un fiume che fa il confine, siamo noi che lo abbiamo definito. I confini africani, ad esempio, sono un’eredità post coloniale, all’epoca non si sapeva dov’era il petrolio. Tracciando i confini spesso hanno tagliato un’etnia o messo insieme etnie rivali. Israele e Palestina sono esempi di confini non riconosciuti”.
Il confine interessa i geografi, gli antropologi, i giuristi, i sociologi. “È una questione di grande attualità perché la globalizzazione ci ha dato l’illusione della scomparsa dei confini, come è avvenuto dopo l’accordo di Schengen – ha detto il professor Papotti – Alcuni li vediamo ancora perché sono rimaste le barriere o le caserme. Proliferano i controlli confinari, come nei porti e negli aeroporti. La pandemia ha fatto chiudere le frontiere: non è servito ma è stata una decisione politica”.
Il confine viene veicolato molto dal linguaggio cartografico: negli atlanti c’era la rappresentazione grafica del fiume e del confine di Stato. Nel concetto giuridico il confine è un piano che attraversa la superficie perché esistono lo spazio aereo e i confini sotterranei, ad esempio per i giacimenti di petrolio. Il confine ha tre fasi: una descrizione testuale, una delimitazione ovvero una definizione cartografica, e delimitazione con segni concreti sul terreno la quale non è obbligatoria ma segna l’immaginario umano (come la muraglia cinese).
Marco Aime ha ricordato che l’Europa ha confini, poi sono nati i confini dell’Unione europea, lo spazio Schengen, i confini euro. Lampedusa è diventata il confine meridionale riconosciuto dell’Europa ma geologicamente appartiene alla piattaforma africana. Con l’arrivo dei migranti l’isola si è caricata di un significato simbolico. L’Europa ha un altro confine: a seguito degli accordi fatti con la Turchia e la Libia si possono respingere i migranti “e questo sono confini che non stanno in Europa”. Esistono confini visibili fatti di filo spinato e confini invisibili come quelli culturali, ad esempio tra antichi Greci e Romani. Il confine viene spostato sul piano biologico con il concetto di razza. “Il confine crea false identità, un ‘noi’ e un ‘loro’. Le identità nazionali non hanno nemmeno a che vedere con l’omogeneità culturale di chi sta dentro i confini. Ci si identifica con i confini fino a farsi la guerra. La globalizzazione ha portato la nascita di localismi ancora più forti perché gli oggetti si globalizzano mentre gli uomini si localizzano” ha spiegato l’antropologo.
Esistono altri tipi di confini, ad esempio le exclave spagnole in Africa sono territorio dell’Unione europea. I confini con filo spinati di Ungheria e Croazia hanno un grande potere simbolico.
Il geografo ha ricordato che risorgono confini a vari livelli: “In Italia si parla di autonomia regionale. Scendendo ancora di scala, esistono i confini negli spazi urbani come la privatizzazione dei cortili degli edifici. La proprietà privata è una forma di confine. La città è fatti di assi lineari mentre prima era costituita da arcipelaghi. Le modalità di superamento dei confini dipendono dai titoli che una persona possiede e sono diverse a seconda della cittadinanza”.