Benedicta Festival – Raffaella Romagnolo presenta “Aggiustare l’universo”
Autunno 1945: una giovane maestra e una bambina, sua allieva, tornano a vivere tra le macerie del Dopoguerra. Il legame speciale che le unisce le aiuterà a ritrovarsi e a credere di nuovo nella felicità
Con un meticoloso lavoro di ricerca, Raffaella Romagnolo ha scritto Aggiustare l’universo (Mondadori, 2023), un romanzo di dolore e rinascita su un momento storico da cui ancora oggi è impossibile distogliere lo sguardo. La scrittrice sarà nuovamente graditissima ospite agli Incontri d’autore lunedì 9 ottobre alle 18 per presentare il suo nuovo libro nell’ambito del Benedicta Festival, in dialogo con Maria Grazia Caldirola (è raccomandata l’iscrizione tramite il form in fondo alla pagina).
Raffaella Romagnolo, scrittrice e insegnante di Lettere, ha pubblicato La masnà, Tutta questa vita, La figlia sbagliata, Destino, Respira con me, Di luce propria, Il cedro del Libano. I suoi libri sono tradotti in sette lingue.
Ottobre 1945. L’anno scolastico inizia in ritardo. È il primo dell’Italia liberata e non è semplice ripartire dalle macerie. La maestra Gilla guarda con angoscia quei muri che fino a poche settimane prima alloggiavano nazisti. È arrivata a Borgo di Dentro per sfuggire alle bombe che martoriavano la sua Genova, e come tanti giovani ha combattuto e ha rischiato la vita, scommettendo sulla costruzione di un futuro migliore che altri compagni non vedranno. Ma ora non vuole pensare a quello che la guerra le ha tolto, e le ventitré allieve di quinta elementare che ha di fronte sono una ragione sufficiente per tenere a bada la tristezza. Al suono della campanella è rimasto un posto vuoto, in prima fila. La bambina a cui è destinato raggiunge la classe poco dopo, accompagnata dalla bidella e da un biglietto del direttore. Si chiama Francesca e arriva dal vicino orfanotrofio. È preparata, diligente, ma non parla e Gilla nei suoi occhi riconosce subito la tristezza di chi si trova solo in un mondo cui non appartiene.
Per entrambe c’è stato un prima e c’è stato un dopo. Ma se Gilla del passato vorrebbe liberarsi, per Francesca è l’unico posto in cui desidera tornare. Perché lì sta la sua famiglia, quella per cui il suo nome era Ester e con cui viveva a Casale Monferrato, prima che i “provvedimenti per la difesa della razza” impedissero a suo padre di insegnare, a suo nonno di vendere stoffe, a lei e sua madre di condurre una vita degna di questo nome. L’ultimo ricordo felice di Ester è una gita sul Po. Dopo, solo la colpa di essere ebrei. Ora dei genitori non sa più nulla, e la speranza che tornino a prenderla, come le hanno promesso, l’abbandona un po’ ogni giorno. Gilla ha intuito cosa nasconde l’ostinato silenzio della bambina, e sa che per riparare ciò che si è rotto servono calma e pazienza. Le stesse che usa con un vecchio planetario meccanico che la sera aggiusta sul tavolo della cucina, formulando lezioni immaginarie per le sue allieve.