“In questo momento i ragazzi hanno bisogno più che mai di trovare adulti autorevoli; non è vero che i ragazzi sono soli in internet, purtroppo vanno in internet a lenire una solitudine che sperimentano quando sono con gli adulti. E’ fondamentale lavorare sul cosa possiamo fare in questo momento, non volendo muovere un’accusa generale agli adulti, ma piuttosto richiamare alla responsabilità genitoriale.” Si è aperta con queste parole schiette la conferenza del professor Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della fondazione Il Minotauro di Milano, docente al dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e alla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano, nonché grande conoscitore degli adolescenti che da oltre trent’anni vede e incontra nel suo studio.
Argomento di approfondimento della serata è stato il cambiamento intercorso nelle ultime generazioni rispetto al modo di realizzare i compiti evolutivi da parte degli adolescenti e la fatica da parte degli adulti a mettersi in relazione e in una posizione di ascolto vero per aiutare a dare significato a ciò che stanno vivendo i nostri ragazzi e ragazze.
Il professore prosegue così la sua analisi: “Oggi i bambini e le bambine crescono con modelli in cui il corpo è messo sotto sequestro, modelli in cui l’ideale è diventato straordinario, perché l’individualismo e l’aumento della competizione con i modelli ideali di internet hanno fatto sì che, insieme alla società meno sessuofobica, il corpo sessuale conti sempre meno e conti sempre più il corpo estetico: quello che importa è essere belli e popolari. I bambini sono caricati di aspettative di successo, di bellezza e popolarità fin dall’infanzia, ma quando in adolescenza arriva il corpo, è sempre deludente, e non puoi più socializzarlo. Ecco quindi che questi modelli ideali, di attese straordinarie di riuscita, quando arriva il corpo inducono a scoprire che non si è mai abbastanza, inducendo un senso di vergogna, sentimento molto pervasivo, difficile da elaborare.
Il corpo diventa quindi un oggetto da manipolare perché non è mai bello abbastanza; è finita l’epoca dell’orecchino, ora si deve inciderlo, tatuarlo, mettere altro che sostenga la crescita, oppure i tagli, i tentativi di suicidio, il ritiro sociale, che è l’equivalente maschile dei disturbi del comportamento alimentare.
Come interpretare al meglio il nostro ruolo di padre e madre, in una società complessa, sotto pressione? I bambini e gli adolescenti non sono più al centro di un’attenzione reale, autentica, da parte di papà, mamma e insegnanti che, pur essendo presenti, oggi faticano enormemente a capire chi hanno davanti, ovvero a chiedere “Chi sei tu?’”, venendo quindi a mancare il processo di identificazione; eppure i ragazzi di oggi non vedono l’ora di incontrare qualcuno che li guardi, che si identifichi con loro; non vedono l’ora di essere pensati da qualcuno.”