In occasione della presentazione dell’ultimo lavoro del professor Maurilio Guasco, Carità e giustizia. Don Luigi Di Liegro (1928-1997) (edito da Il Mulino), l’Associazione Cultura e Sviluppo ha proposto una serata di approfondimento su uno dei personaggi più rappresentativi e controversi della storia della Chiesa italiana del Novecento: don Luigi Di Liegro. Fu fondatore e direttore della Caritas romana, figura impegnata nella tutela degli ultimi e degli emarginati, aspetto che gli ha creato ostilità e inimicizie sia negli ambienti politici che religiosi.
“Questo libro” ha detto Traniello “si colloca perfettamente fra le due anime, le due dimensioni dell’esistenza di Maurilio Guasco, il sacerdote e lo studioso. Leggendolo si ha l’impressione che vi sia una partecipazione particolare nel raccontare la vita e il pensiero di Di Liegro: su quest’ultimo sembra abbia proiettato le sue sensibilità ed aspirazioni”. In effetti è un testo che ha molte chiavi di lettura, a seconda che ci si soffermi di volta in volta sulla vita, le opere o il pensiero di questo personaggio così significativo. Un’esistenza apparentemente statica quella di don Luigi Di Liegro, profondamente intrecciata con quella città, Roma, nella quale si era trasferito per motivi di studio.
Una chiave di lettura suggerita, è quella d’iniziare dalla parte finale, l’appendice del volume, che contiene gli appunti scritti da Di Liegro appena prima di morire. Un insieme di riflessioni utili per definire e collocare il suo pensiero, nelle quali s’insiste circa la convinzione che la salvezza del Cristianesimo risieda nell’essere vissuto e non trasmesso come mera dottrina. Le parole esperienza e Spirito Santo rappresentano temi centrali in questo corpus di scritti: l’uno è inscindibilmente legato all’altro dal momento che lo Spirito è l’aspetto della trinità che ispira, rende feconda e sollecita le esperienze del Cristianesimo. Insomma, si tratta della visione religiosa matura di un uomo che auspicava una strada di rinnovato dinamismo per la comunità cristiana romana e non solo.
L’originalità di Di Liegro consiste nell’essere riuscito a tradurre in forme teologiche un’esperienza e allo stesso tempo non concepire una teologia che non sia esperienziale. A questo proposito Traniello ricorda una delle osservazioni del prete romano: egli poneva l’accento sull’episcopalità del Papa, il cui principale ruolo è di pastore della comunità romana. Un rovesciamento di prospettive, dal momento che gli ultimi Papi avevano posto l’accento sulla loro funzione “universalistica”; Di Liegro invece sottolineava che la diocesi romana doveva essere lo specchio dell’immagine del Pontefice e del suo operato. Se il gregge universale del Cristianesimo, che deve essere guidato dal Papa, è in un certo senso incommensurabile, molto più concreto è invece quello della singola comunità, il popolo romano, che rappresenta il primario riferimento per il capo della Chiesa. Da questa prospettiva si evince la ragione della centralità svolta dalla capitale nell’opera di don Luigi; si trattava infatti di un servizio che lui concepiva in favore della Chiesa stessa.
La sua attenzione per i bisognosi e gli emarginati prendeva le mosse dal binomio carità – giustizia. Secondo lui chi svolge questo tipo di attività non deve in alcun modo sostituirsi alle istituzioni dello Stato, ma essere complementare, rendendo accettabili certe situazioni che altrimenti diventerebbero fonti di conflitto per la società.
Il professor Balduzzi ha affermato, nella sua introduzione, che questo libro è più di una biografia: si tratta di un’accurata ricostruzione della vita della Chiesa e di Roma dalla fine degli anni ’60 alla metà degli anni ’90. L’immagine di Di Liegro viene dipinta nei particolari, mettendo in luce la profondità di un percorso segnato da una forte coerenza, da una radicalità che spesso è giunta ai limiti dell’intransigenza, da un carattere forte e severo, che però non gli ha precluso la stima e l’affetto di tante persone, anche di coloro che gli furono avversi.
Non essere mai di parte, pur stando da una parte: questa una delle virtù dell’uomo Di Liegro, capacità che solo pochi possono permettersi. Tutto ciò rende questo personaggio impressionante, tanto più nel momento in cui vediamo essersi compiuta con tanta semplicità e immediatezza nella sua persona, la vocazione alla carità e alla giustizia.
La parola è passata infine all’autore del libro, il professor Guasco, che ha raccontato il lungo iter di composizione della biografia. Impegnativo lo studio del vasto materiale a disposizione: non solo gli scritti di Di Liegro (spesso ancora non riordinati e raccolti in appunti informali), ma anche le sue interviste e gli interventi sulla stampa, oltre alle testimonianze degli amici e dei conoscenti.
Questo libro era necessario, spiega Guasco, perché questo personaggio è stato poco studiato e in maniera relativamente superficiale. Vi erano infatti molte inesattezze relative alla biografia di don Di Liegro che si tramandavano senza verificarne la veridicità. Alcuni episodi poco esplorati della sua esistenza vengono invece trattati con completezza nel testo, anche in seguito alla lettura di importanti documenti personali del sacerdote. Tuttavia, circa alcuni aspetti, permane purtroppo un alone di contraddittorietà: sono discordanti, ad esempio, le versioni che vengono fornite dai suoi conoscenti relativamente all’aspirazione o meno di diventare vescovo.
Insomma, il lungo tempo che è stato necessario alla stesura del libro è stato giustificato dallo spessore della persona che si voleva raccontare, dalla profondità di un pensiero nutrito da una vasta cultura, ma allo stesso tempo da una spinta all’azione concreta nella comunità in nome di ben chiari princìpi, che lo hanno reso un punto di riferimento, anche oggi, per l’azione della Chiesa nel nuovo millennio.
A cura di G. Guglielmi