“Sono due libri complementari che raccontano il regista. Giovanni Scipioni usa i film di Nanni Moretti per raccontare un percorso storico attraverso gli occhi dei personaggi. Roberto Lasagna analizza da critico la filmografia: il cinema di Moretti all’inizio era concentrato sulla sua generazione poi ha parlato dei grandi temi: religione, morte, politica”. Il regista Lucio Laugelli ha presentato così gli ospiti del Giovedì Culturale dedicato alla “Generazione Nanni Moretti”. Giovanni Scipioni, giornalista de la Repubblica, è autore di Nanni Moretti. Immagini e speranze di una generazione (Falsopiano). Roberto Lasagna, presidente del Circolo del cinema Adelio Ferrero, ha pubblicato Nanni Moretti. Il cinema come cura (Mimesis).

Per Scipioni il cinema di Moretti “è come la Cittadella di Alessandria, ampia ma chiusa. È la complessità che abbiamo vissuto e stiamo vivendo”. Caro diario è il primo film da far vedere a chi non lo conosce? “In questo film vengono fuori le sue particolarità, anche inaspettate – ha spiegato Lasagna – La maschera di Michele Apicella viene meno e Moretti prende la realtà di petto. Caro diario nasce come cortometraggio poi diventa un lungometraggio a episodi. Il suo cinema è un romanzo della vita e ogni film è un paragrafo”.

Gli autori hanno parlato di Io sono un autarchico, un film girato negli anni 70 in Super 8 a casa dei genitori con camera fissa: “era un giovane con idee forti e bislacche. In quegli anni è stato conquistatore di un nuovo pubblico” ha detto Scipioni. Per Lasagna “il titolo è già un manifesto, ha uno stile unico e diretto di un autore che si mette dietro e davanti alla macchina da presa. I primi film con il personaggio di Michele Apicella danno un’empatia scostante ma l’antipatia ci conquista e ci riguarda perché siamo tutti parti di una minoranza. È un cinema che dà fastidio: Moretti si smaschera, l’autenticità è un valore più che la sincerità”.

In Ecce bombo presenta un personaggio urticante ma che ha avuto successo. Nel rapporto con le donne ha momenti divertenti e la relazione uno a uno inscena la crisi e gli schemi mentali di quel periodo.

In collegamento è intervenuta Carola Stagnaro, l’attrice che ha esordito sul grande schermo in questo film con il personaggio di Flaminia: “ero molto giovane e terrorizzata, io venivo dal teatro e non volevo fare cinema, ma Moretti ha voluto me. Nanni mi aveva dato il copione e mi ha fatto scegliere la parte. Flaminia era più vicina alla mia natura anche se lui mi vedeva meglio per il personaggio della depressa, poi interpretato da Lina Sastri. Si girava in presa diretta e non si poteva doppiare, abbiamo rifatto le scene anche 30, 35 volte. Lui è molto critico e autocritico”.

L’attrice, interprete anche di Tenebre di Dario Argento, ha parlato del teatro come cura: “mi occupo di teatro sociale: da otto anni faccio un laboratorio a Genova per non vedenti, A occhi chiusi. Uso la mia esperienza per alzare la qualità della vita delle persone. Il teatro aiuta a migliorare e a prendere coscienze di sé”.

In Bianca Moretti è un insegnante di matematica che diventa un assassino perché il mondo non va come lui vorrebbe. “È il personaggio più feroce dei suoi film e percepisce la ferocia del mondo attorno” ha detto Lasagna.

Palombella rossa è un film allegorico sullo sbandamento della sinistra. Per Scipioni è “un atto di rappresentazione dello sgretolamento del Pc in quegli anni e anche della società, un fatto a cui nessuno osa opporsi. È il film più intriso di politica insieme al Caimano ed è quello più personale e riuscito. Nei film di Moretti non c’è mai il buono e il cattivo, c’è sempre il chiaroscuro, ma c’è una forte dose di speranza”. Ma può esistere il cinema di Moretti senza politica? No, secondo Roberto Lasagna, ma quello di Moretti è anche un cinema di idee e di emozioni.

La stanza del figlio consacra la sua carriera con la vincita della Palma d’oro a Cannes. È il film più drammatico, caratterizzato dalla delicatezza con cui affronta la morte di un giovane. Qui interpreta uno psicologo che deve esserlo per se stesso: “Non riesce ad affrontare il dolore. Nella scena finale non si sa se riuscirà a superarlo ma capisce che stando insieme si vivrà meglio”.

In Habemus papam si dice che l’intelligenza non può governare un popolo religioso: il papa eletto è un uomo colto, preparato e intelligente ma non vuole fare il pontefice. Non conosce questa società e fugge da San Pietro per cercare il contatto con gli altri. Moretti ha un rapporto particolare con la religione anche se si definisce ateo materialista. È anche un film sulla crisi della comunicazione della Chiesa, con i cardinali che pregano di non essere eletti. Moretti mette in scena una parodia della psicanalisi.

Oltre ai suoi film Moretti recita per altri, come ne Il portaborse e Caos calmo, un film che in realtà sembra suo.

Tre piani è il suo film più corale, Moretti fa la parte un giudice severissimo nei confronti del figlio che provoca un incidente. Si confronta con l’omonimo romanzo ma lo adatta. La critica è rimasta spiazzata “ma cosa può capire la critica di Tre piani?” ha concluso Lasagna.

Qui potete rivedere l’incontro