Molte associazioni alessandrine, Cgil, Cisl e Uil, e alcune amministrazioni comunali (Comuni di Alessandria, Capriata D’Orba e Fubine) si sono unite per organizzare eventi amplificatori della voce e delle richieste delle donne e degli uomini iraniani. La morte di Mahsa (Jina) Amini, 22 anni, il 16 settembre a Teheran, dopo essere stata arrestata dalla polizia perché non portava il velo in modo corretto, e l’uccisione di Hadis Najafi, la ragazza simbolo delle proteste per Mahsa Amini, e di altre giovani ragazze, hanno scatenato la rivolta in tutto il Paese e una dura repressione da parte del regime. Sono donne coraggiose che guidano le proteste per i loro diritti umani insieme agli uomini. Lottano per diritti semplici ma fondamentali che lo Stato nega loro da anni.
A Cultura e Sviluppo si è tenuto l’incontro con Farian Sabahi, di padre iraniano e madre alessandrina, nata e cresciuta nella nostra città. Accademica e giornalista, si occupa di Medio Oriente. Laureata in Economia in Bocconi e in Storia Orientale a Bologna, ha conseguito il dottorato in Storia dell’Iran a Londra e attualmente insegna History and Politics of Iran alla John Cabot University di Roma. Farian Sabahi ha presentato la nuova edizione di Noi donne di Teheran (Jouvence, 2022), un racconto, in prima persona femminile, su cosa vuol dire essere bambine, ragazze, donne in un Paese complesso e affascinante, pieno di potenzialità e contraddizioni. Insieme a lei sul palco Mohammad Tolouei, uno dei più attivi scrittori iraniani della sua generazione. Guest editor del numero “Storie” dedicato all’Iran, ha studiato cinema e drammaturgia all’università Sureh ed è autore di romanzi per adulti e ragazzi. Tolouei è stato anche redattore di alcune delle più prestigiose riviste culturali del suo paese. In italiano si può leggere il libro di racconti che ha dedicato a suo padre e alla sua famiglia, Le lezioni di papà (Ponte33, 2019).
“Mahsa Amini era nella capitale per una vacanza, è stata fermata dalla polizia morale, composta da uomini e donne che prendono di mira sopratutto i giovani per portarli nei centri di rieducazione. Le proteste sono iniziate perché i genitori si sono ribellati al fatto di seppellirla di notte” ha spiegato Farian Sabahi. Mahsa è stata picchiata, le autorità prima hanno detto che era morta di infarto poi che la morte era la conseguenza di un’operazione al cervello. Il velo è stato imposto a partire dal 1979 da Khomeini, il fondatore della repubblica islamica e su questo le autorità non vogliono cedere .
“Le donne hanno tanti altri diritti negati. La loro parola vale la metà di quella di un uomo, la morte per violenza prevede solo il 50 per cento di risarcimento rispetto a un uomo e la metà dell’eredità, le donne sposate hanno sempre bisogno del permesso del marito per espatriare. Ma molte cose erano così anche ai tempi dello Scià” ha detto Sabahi.
Le proteste sono nate in una provincia del Kurdistan iraniano e si sono diffuse in tutto il Paese. Nel 2019 ne sono scoppiate altre importanti per il prezzo del carburante e oggi coinvolgono tutti, anche gli uomini e gli anziani che protestano per i diritti delle donne.
“L’Iran non è una teocrazia ma una oligarchia di ayatollah e pasdaran. Non c’è stato un cambio generazionale. Oggi comandano sempre più i militari e controllano anche l’economia. Le fondazioni religiose controllano una parte importante del Pil. La rivoluzione continuerà perché c’è gente che ha vantaggi economici anche per fermare le proteste. Viene negato il diritto all’immaginazione, la disoccupazione è a due cifre, l’inflazione galoppante” ha spiegato ancora la scrittrice.
Mohammad Tolouei ha raccontato di essere uscito dall’Iran 30 giorni prima: “Sono molto sorpreso. Duemila anni fa avremmo potuto dire che c’è una donna profeta. A lei dobbiamo pensare in modo mitologico. Sapevamo che la prossima rivolta sarebbe stata al femminile: è il frutto di emancipazione di tre generazioni di donne che si sono emancipate tramite l’educazione. Quando insegnavo avevo solo ragazze a lezione. Le donne sono più del 70 per cento degli studenti all’università. Dovrebbero avere i posti migliori. Ma il governo non cambia strada, è maschilista e religioso, come se fossimo nel medioevo”.
Farian Sabahi ha spiegato che nel Parlamento dal 1906 ci sono cinque rappresentanti delle minoranze religiose riconosciute, ma ci sono minoranze etniche che non possono ricoprire le massime cariche dello stato. Con il velo obbligatorio, la segregazione e la polizia morale le ragazze dei ceti più poveri e tradizionalisti sono andate all’università perché i genitori si fidavano di più.
“Con qualsiasi altro governo le donne si sarebbero emancipate. Il governo non ha mai capito il popolo. Dallo Scià deriva un governo centrale molto potente ma che non riusciva a saldare il controllo. Un potere centrale non può governare tutti questi popoli così diversi. Servirebbe un governo federale come negli Stati Uniti” ha detto lo scrittore.
Anche l’interprete Azi Oghba è intervenuta per ricordare che i suoi genitori hanno fatto la rivoluzione: “Sognavano un Iran migliore di quello dello Scià , hanno studiato in Germania e America, grazie a lui che ha mandato all’estero i giovani per studiare ed essere utili al loro Paese. Io sono nata in Germania poi siamo tornati in Iran. Mia mamma è laureata in ingegneria elettronica, un settore fortemente maschile. Ma in Iran non poteva insegnare ai maschi dell’università ed è stata mandata nelle scuole superiori. Da quel momento ho visti i miei genitori spenti e depressi. Io ho deciso di andare via per non vivere come loro”.
“In Iran diciamo che c’è la libertà di espressione ma non c’è libertà dove esserti espresso – ha ricordato Tolouei – Io ho iniziato a fare il giornalista ma abbiamo mano più libera che non nella letteratura. Nei libri, prima della pubblicazione, dobbiamo avere la licenza, il testo viene rivisto e si decide deve essere censurato o non pubblicato. Nel giornale prima si stampa poi si va in tribunale. Le giornaliste che hanno dato la notizia della morte di Mahsa ora sono in prigione”.
Le sanzioni sono utili o fanno sentiti gli iraniani perseguitati? “Scrivo per il giornale Internazionale dal 2014 e devo andare a Roma per farmi pagare perché non ci sono rapporti bancari. Le sanzioni hanno colpite più le persone che il governo iraniano. La cosa più importante è internet libero per organizzare le proteste ma anche perché molte donne lavorano tramite la rete. Ci aiuta a uscire dalla pressione e dal controllo del governo. Abbiamo bisogno dell’opinione pubblica occidentale per chiedere al governo di guardare al volere del popolo. C’è una petizione internazionale per chiudere i rapporti politici mandando via gli ambasciatori iraniani ma io sono contrario perché l’Iran diventerebbe una grande prigione. Abbiamo bisogno dei governi occidentali, che siano presenti, ci osservino e siano testimoni di ciò che accade”. Le sanzioni non servono anche perché l’Iran guarda a oriente per il business, il petrolio lo vendono ad altri acquirenti perché c’è la richiesta.
Qui potete rivedere l’incontro