“Tutti noi cittadini europei abbiamo contribuito alle attività spaziali dell’Esa con un cappuccino e brioche all’anno, gli astronauti della Stazione Spaziale internazionale sono in pratica nostri ospiti su un bene comune”. Piero Bianucci, uno dei più noti e autorevoli giornalisti scientifici italiani, già direttore di TuttoScienze, l’inserto scientifico del quotidiano La Stampa, è stato ospite dei Caffè Scienza per presentare il suo ultimo libro, Pellegrini dell’Universo.
C’è chi sta usando lo spazio intorno alle Terra senza una regolamentazione internazionale se non il trattato del 1967. Da allora ci sono stati solo aggiornamenti ma non si era mai pensato all’arrivo dei privati, con soldi e capacità tecnologiche, come Elon Musk, Jeff Bezon e Richard Branson.
“Cero meglio spendere per lo spazio che per le armi, ci saranno vantaggi per tutti – ha detto Bianucci – lo spazio è fatto per essere esplorato e utilizzato. I progetti dei privati mi entusiasmano per la novità, ma mi preoccupano le speculazioni”.
Nel libro, uscito già da qualche mese, si prospettava la possibilità di terminare la collaborazione della Russia nello spazio. Putin già si diceva interessato a una stazione spaziale russo-cinese. Fino al 2025 la Iss vivrà, poi non si sa chi rimarrà. Si pensa di portare quattro moduli aggiuntivi, quando quello russo andrà fuori uso, che diventeranno laboratori e alberghi per turisti spaziali.
Bianucci ha ricordato anche le ripercussioni sulla salute delle persone che permangono per lunghi periodi nello spazio: se si tratta di mesi in orbita di è colpiti dalle radiazioni solari e cosmiche, che possono provocare mutazioni del Dna. La Nasa prevedeva almeno sei mesi di allenamento e di preparazione per gli astronauti, per i turisti spaziali bastano pochi giorni ed essere in buona salute.
Anche per i viaggi su Marte, Bianucci è molto cauto: oltre alle radiazioni da schermare bisogna considerare le ripercussioni psicologiche di un lunghissimo periodo di isolamento senza possibilità di rientro anticipato.
Qui potete rivedere l’incontro