“Mi sono appassionato a 16 anni, ascoltavo solo musica classica ma mi piacevano molto le voci dei folk singer americani e i testi che mi interessavano di più erano quelli di un certo B. Dylan”: il professor Alessandro Carrera, docente di Italian Studies e World Cultures and Literatures all’Università di Houston, autore di opere di saggistica, narrativa e poesia, è stato ospite del ciclo dei Giovedì Culturali presentando il suo libro La voce di Bob Dylan, tornato in libreria con un’edizione profondamente rinnovata.
“Ascoltai un disco con Mr. Tambourine Man e sentii i brividi per la voce di Dylan. Ho percepito che lì c’era un mondo intero. Ho capito che volevo sapere tutto di lui. Su Dylan ho scritto questo libro: la prima edizione è uscita nel 2001, poi nel 2011 ci fu un’edizione ampliata, ora siamo a più di 500 pagine” ha detto l’autore.
Dylan è considerato impolitico: non è mai stato un militante, non ha mai usato una canzone per una causa. Impolitico è parola creata da Thomas Mann (nel saggio Le considerazioni di un impolitico) e originariamente voleva dire appartenere ad una élite intellettuale. Dylan in realtà, come altri giovani americani della sua generazione, viveva a lato della politica: gli interessava combattere per i diritti civili ma per lui era una lotta umana e di empatia. È stato anche militante poi ha preso il sopravvento il suo essere artista vagabondo e la sua anarchia fondamentale. L’assassinio di J. F. Kennedy è stata la svolta perché ha pensato che con la politica non si risolve nulla e che la soluzione è solo umana.
Per Dylan contano solo le canzoni, ai concerti inizia a cantare senza preparazione, non dice nulla perché per lui al pubblico deve arrivare la canzone, non l’interprete o l’apparato musicale. All’inizio della sua carriera era spiritoso ed era paragonato addirittura a Chaplin poi, dalla fine degli anni 80, ha deciso di concentrarsi solo sul messaggio musicale.
Carrera ha ricordato anche che quando Dylan ha vinto il Nobel per due settimane ha proibito ai suoi musicisti di parlarne. Anche la consegna non è avvenuta durante la cerimonia ufficiale ma in una camera d’albergo a Stoccolma. “Chissà quali gaffe avrebbe fatto alla cena che dura sei ore e durante la quale nessuno può alzarsi se non lo fa per primo il re di Svezia”.
“Ammiro Bob Dylan ma amo Leonard Cohen – ha detto il professor Carrera – più facile da tradurre perché dice una cosa sola. Dylan, invece, nei suoi testi dice più cose in una volta sola”.
Che valore ha il tema della strada nel canzoniere dylaniano? Prima di Kerouach c’era Walt Whitman il quale ha detto che l’anima americana si trova per la strada. Per capire questo mito bisogna considerare gli anni della Depressione, quando non restava altro che mettersi sulla strada, una condanna ma anche una possibilità. Nelle canzoni di Dylan c’è gente che cammina sul ciglio della strada o che prende il treno di mezzanotte, le auto sono vecchie e non ci sono mai aerei.
In conclusione si è parlato anche di Dylan pittore. Una passione che ha sempre avuto, quella della pittura e che lo ha portato a incontrare Norman Raebe. L’artista gli insegnò a dipingere ma soprattutto a guardare. E grazie a lui ritrovò la capacità di scrivere una canzone come si compone un quadro.
Nella seconda parte della serata, il gruppo I suoni ribelli ha infine eseguito alcuni brani di Dylan.
Qui potete rivedere l’incontro