Le pratiche di conservazione programmata, ovvero la capacità di “osservare” i beni culturali nel tempo e governare le loro trasformazioni, si pongono come un passaggio strategico per preservare il patrimonio culturale e architettonico. La raccolta di dati tecnici riguardanti lo stato di conservazione e deterioramento, le condizioni micro/macro climatiche e la creazione di una banca dati delle opere d’arte permettono la predisposizione di un adeguato piano di conservazione programmata.
L’utilizzo di una nuova e innovativa tecnica di monitoraggio dello stato di conservazione dei beni culturali è stata sviluppata all’Università del Piemonte Orientale, in collaborazione con l’Agenzia Israeliana dei Beni Culturali e la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, dal gruppo di ricerca del professor Emilio Marengo, che sarà ospite al Caffè Scienza di lunedì 20 aprile alle 17,30.
Il gruppo di ricerca del professor Marengo svolge attività multidisciplinare in diversi campi: alimentare, ambientale, biomedico, industriale, statistico ed in particolare nella conservazione, diagnostica, monitoraggio, caratterizzazione e studio dei beni culturali.
Un sofisticato sistema di monitoraggio delle opere d’arte che serve a tenerne sott’occhio lo stato di conservazione. Un progetto innovativo, nato da una start up universitaria. La tecnica, che prevede l’utilizzo del LED Multispectral Imaging accoppiato a tecniche di statistica multivariata, permette il monitoraggio nel tempo di tutta la superficie delle opere d’arte in modo veloce, automatico e soprattutto non invasivo. Un progetto vincente che è stato premiato, nel 2013, tra le migliori iniziative d’imprese innovative all’interno della competizione Start Cup Piemonte e Valle d’Aosta.
La società, Isalit (Innovative Solutions and Advanced Led Imaging Techniques – spin-off dell’Università del Piemonte Orientale), ha avuto tra le sue positive esperienze quella con il governo israeliano che ha affidato al professore e al suo team lo sviluppo di un metodo per il monitoraggio dello stato di conservazione dei preziosissimi Rotoli del Mar Morto, testi di grande significato religioso e storico, in quanto rappresentano la più antica testimonianza dei libri biblici e dei loro commenti.
L’idea sperimentata sui rotoli di Qumran era quella di monitorare lo stato di conservazione dei testi attraverso un sistema di rilevazione multispettrale a LED. Grazie a un complesso sistema di algoritmi elaborato dai ricercatori, che hanno in seguito fondato Isalit, è possibile vigilare sul loro stato di conservazione, indicando per tempo se è il momento di intervenire con gli interventi di conservazione e restauro.
Il team ha attive ha lavorato su diverse opere, dai materiali più vari e di varie età: i Rotoli del Mar Morto, risalenti a duemila anni fa, conservati al Israel Museum di Gerusalemme; manoscritti della Library of Congress di Washington; affreschi della chiesa di Santa Maria di Castello a Valle Lomellina; sculture dell’artista Carol Rama; dipinti su tela dell’artista Georgia O’Keeffe.
Ma oltre a queste applicazioni, Isalit vorrebbe trasferire le proprie competenze nel campo industriale perché la conservazione di un bene può riguardare ogni struttura od oggetto da tutelare, a cominciare dal settore biomedico.