Ad un anno dalla sua scomparsa, l’Associazione Cultura e Sviluppo ha dedicato una serata a Rosmina Raiteri. Per tanti anni promotrice e organizzatrice di incontri e dibattiti culturali, soprattutto sui temi dell’interculturalità, psicopedagogista, esperta in educazione interculturale, già membro dell’Istituto Cooperazione Sviluppo, sostenitrice di tutte le principali campagne per diritti civili degli ultimi decenni, Rosmina negli ultimi tempi è stata attivista per la campagna del referendum sull’eutanasia legale e ha contribuito alla creazione della cellula alessandrina dell’Associazione Luca Coscioni per la Libertà Scientifica.
In apertura della serata, le amiche hanno ricordato le sue attività di insegnante, psicopedagogista e attivista, nella seconda parte Fabio Ciconte ha trattato alcuni dei temi a lei molto cari, i diritti dei lavoratori immigrati e l’emergenza climatica, presentando in anteprima nazionale il suo nuovo libro, L’ipocrisia dell’abbondanza. Perché non compreremo più cibo a basso costo, edito da Laterza.
Donata Amelotti, amica e compagna di scuola di Rosmina all’Istituto magistrale di Casale Monferrato e in seguito sua collega, ha ricordato quando entrambe hanno iniziato a insegnare. “Era un’epoca di grande fermento della scuola. C’era l’esperienza di don Milani a Barbiana, era uscito da poco ‘Lettera a una professoressa’, nascevano le teorie pedagogiche della scuola attiva. Siamo diventate maestre perché ritenevamo che nelle scuole elementari si potessero porre le basi della conoscenza e della cittadinanza. Rosmina ha fatto nascere una rete per creare una collettività di idee e un metodo per svecchiare la scuola e dare migliori strumenti ai bambini. Lei credeva, in modo mai dogmatico, nella scuola delle pari opportunità, della valorizzazione delle differenze. punto centrale per la soluzione dei problemi del Paese”.
Barbara Laveggio ha conosciuto Rosmina all’Ics, l’Istituto per la cooperazione allo sviluppo di Alessandria: “Era una personalità complessa. All’Ics ha fatto attivismo a favore di immigrati e rifugiati, era instacabile nel promuovere il diritto allo studio per gli stranieri, sostenendo l’italiano come lingua di apprendimento e la mediazione interculturale strumento potente di integrazione”.
Ombretta Zaglio, autrice e regista (nella foto a sinistra), ha proposta un’elaborazione teatrale sulla base di alcuni scritti di Rosmina (potete rivederla nel video).
“Il titolo del mio libro nasce da un discorso del presidente francese Macron: ad un consiglio dei ministri ha detto che c’è la coda della pandemia, la crisi climatica, la guerra, l’inflazione, il problema energetico e tutto ciò segna la fine dell’età dell’abbondanza. Ma l’abbondanza l’hanno vissuta tutti? E coloro che l’hanno vissuta, hanno potuto farlo il cibo è sempre costato molto poco. Ma ora il prezzo del cibo aumenta ma i salari no” ha spiegato Fabio Ciconte all’inizio del suo intervento.
Proprio nel giorno dell’incontro, era stato prorogato l’accordo sui cereali per consentire alle navi da trasporto di salpare da dai porti ucraini per l’Africa. “Questo è ciò che si racconta ma in realtà non è così. Un tempo si diceva che la Russia e l’Ucraina fossero il granaio d’Europa – ha detto Ciconte – Con il blocco a causa della guerra si rischia allora una carestia globale? L’Ucraina ha una grande produzione ed erano bloccate 22 milioni di tonnellate di cereali, mais, orzo, grano e girasole. Sono il sono il 25 per cento della produzione mondiale importata che sul totale diventano pari a 8-9 per cento. Questo non giustifica la crisi globale e l’aumento dei prezzi”.
L’attivista e ambientalista ha spiegato che alcuni Paesi del Medio Oriente del Nord Africa dipendono dai cereali ucraini ma nell’accordo interviene un Paese terzo, la Turchia, per mediare un accordo tra Russia e Ucraina e sbloccare il grano fermo nei porti. Seguendo i tragitti tracciati, si vede che le navi sono andate in gran parte in Turchia, Cina, Olanda e Italia per gli allevamenti intensivi.
Sul tema della sovranità alimentare Ciconte è intervenuto spesso, anche con editoriali sui giornali. “Mentre si discuteva della necessità di tornare a produrre in Europa ed essere autosufficienti dal punti di vista alimentare, un documento della Commissione europea dichiarava che il continente è un esportatore netto. In pochissimo settimane dallo scoppio della guerra in tra Russia e Ucraina, la Commissione europea ha deciso di derogare alle misure ecologiche e che si può produrre nelle aree ecologiche, pari 10 per cento del totale, per produrre sempre di più. Le misure ecologiche sono viste come un orpello controproducente. La sovranità è diventata sovranismo alimentare”.
La produzione alimentare è più che sufficiente per sfamare tutti, ma sempre più persone non possono permettersi di comprare un cibo sano e di qualità. Ciconte ha spiegato che il 70 per cento dei terreni è usate per i mangimi destinati agli allevamenti intensivi. “Il consumo di carne aumenta anziché diminuire. Ci sono 80 miliardi di animali sul pianeta e sono tutte bocche da sfamare. Inoltre c’è la competizione con i biocarburanti: i biodigestori son più importanti di un essere umano che ha fame”.
Ma cosa possiamo fare come consumatori? “Il consumatore consapevole non può fare niente. Ci siamo abituati al fatto che possiamo cambiare il mondo con i nostri comportamenti. Ma è un’idea costruita apposta per far ricadere sulle spalle del consumatore, anziché delle aziende, la responsabilità. Molti non possono fare acquisti consapevoli, non hanno possibilità economica né il tempo. Dobbiamo smettere di considerarci consumatori come categoria sociale. Dobbiamo tornare a essere cittadini che prendono parola e si arrabbiano per cambiare e trasformare un sistema che non funziona. Costruire un nuovo movimento intorno ai sistemi alimentari è una delle questioni politicamente più rilevanti” ha concluso Fabio Ciconte.