L’uso diffuso dei videogiochi suscita crescenti preoccupazioni tra le figure educative, che tendono a stigmatizzarli e a considerarli come una causa del malessere giovanile, del ritiro sociale e del calo del rendimento scolastico. Ma è possibile utilizzare per scopi educativi i videogiochi? Quali sono le potenzialità pedagogiche dell’esperienza videoludica e quali i rischi che essa comporta?

L’incontro con l’educatore e pedagogista Marco Agnisetta prende le mosse proprio da questi interrogativi, con l’intento di esplorare il mondo del videogaming per andare a scardinare alcuni preconcetti e mettere in luce le potenzialità pedagogiche dei videogiochi.

L’ambito di approfondimento è dunque la media education, ovvero la prassi educativa che riguarda l’educazione all’uso e alla comunicazione dei mezzi digitali, che, a seconda dell’approfondimento, si suddivide in educazione ai media, ovvero all’utilizzo consapevole e ragionato dei videogiochi, ed educazione con i media, ovvero, l’utilizzo dei media come strumenti atti alla formazione: proprio questo secondo ambito è stato l’oggetto dell’approfondimento della sera. Il relatore ha presentato le caratteristiche della videogame education: educazione alla comprensione, alla creazione e alla fruizione di videogame, soffermandosi in particolare su quest’ultima per riflettere su tempi, modalità e stili di consumo e di fruizione. I dati ci dicono che nel 2023 in Italia ci sono stati 13 milioni di giocatori (di cui il 61% maschi), con un quarto di giocatori in fascia di età 15-24 e altrettanti in fascia 45-64 anni e questo ci aiuta a capire che il fenomeno è trasversale a tutte le età. Il relatore ha poi proseguito analizzando i principali rischi legati al videogaming, che per brevità sintetizziamo in: dipendenza, linguaggio d’odio, contenuti violenti, microtransazioni e lootbox, rimandando alla visione integrale dell’incontro per gli approfondimenti.

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