A poco più di due settimane dalle elezioni politiche, Cultura e Sviluppo ha dedicato una serata per parlare dei meccanismi nascosti dietro un sistema elettorale e del funzionamento e gli usi dei sondaggi politici. Ospiti della serata il matematico Vito Fragnelli, docente di Teoria dei Giochi presso l’Università del Piemonte Orientale, e Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto che si occupa di ricerca di mercato e opinione pubblica.

L’intervento di Vito Fragnelli ha voluto evidenziare la distanza di un approccio matematico al tema dei sistemi elettorali rispetto a una prospettiva politica o partitica. L’occhio matematico, più astratto, è capace di valutare tale campo da un punto di vista esterno, fornendo strumenti preziosi di comprensione delle dinamiche in gioco. Di questi, poi, la politica dovrebbe servirsi nel momento in cui prende decisioni in merito.

La comunità scientifica ha fatto confluire le proprie osservazioni in due documenti ufficiali. Il primo è il cosiddetto Decalogo di Erice, un insieme di regole di indirizzo e principi che ogni tipo di sistema elettorale, a prescindere dalla tipologia e dal contesto geografico, dovrebbe rispettare per essere veramente efficace e democratico. Esso è il frutto di un incontro in cui sono confluiti matematici, ma anche giuristi e politologi, concepito secondo uno spirito di multidisciplinarietà e completezza, grazie al quale ognuno ha potuto portare e condividere la propria esperienza. I punti del decalogo sono i seguenti:

1) un sistema elettorale dovrebbe essere trasparente e comprensibile. Meccanismi troppo complessi, per quanto sofisticati, rischiano di non essere capiti dall’elettore medio distorcendo di fatto le scelte e dunque gli esiti;

2) dovrebbe essere garantito un corretto conteggio dei voti;

3) nessun partito dovrà essere favorito dalle regole elettorali, in modo da permettere una rappresentazione di tutte le forze presenti sul territorio ed evitando che una minoranza di elettori produca una maggioranza in parlamento;

4) si dovrebbe assecondare la percezione che ogni singolo voto sia importante, promuovendo il diritto/dovere civico al voto;

5) il principio della rappresentatività di tutte le istanze dovrebbe comunque coniugarsi alla garanzia di creare una maggioranza parlamentare che abbia la possibilità di agire politicamente;

6) si dovrebbe inibire la tendenza al voto strategico, incoraggiando gli elettori ad esprimere le loro reali preferenze;

7) il sistema elettorale e tutte le norme ad esso collegato non dovrebbero essere scelti dai partiti, per evitare ogni possibile influenza;

8) occorrerebbe insistere sulla definizione di distretti territoriali di voto geograficamente compatti, dal momento che l’esito di una votazione può modificarsi a seconda dei diversi possibili raggruppamenti dell’elettorato entro aree di estensioni e coordinate differenti;

9)  sarebbe necessario rispettare l’esistenza delle comunità locali e non soffocare queste voci;

10) si dovrebbe aggiornare i distretti con l’opportuna frequenza.

Altre tesi sono state stilate nel 2012, nel corso dei lavori della Scuola Internazionale sulla Teoria dei Giochi e sui Sistemi Elettorali. Queste hanno confermato e approfondito i concetti del precedente documento, il tutto con l’idea che una conoscenza più seria sia a livello scientifico, sia a livello della semplice cittadinanza delle regole che muovono un sistema elettorale, offra una consapevolezza più solida e scoraggi i tentativi di manipolazione da parte della politica.

Nilcola Piepoli ha risposto a curiosità e domande poste dal pubblico in tema di sondaggi. Il primo sondaggio, racconta il relatore, risalirebbe addirittura all’epoca dell’imperatore Germanico che, travestito da centurione, passò in rassegna gli umori del suo esercito alla vigilia di una battaglia. Secondo gli storici il campione di Germanico sarebbe stato costituito da circa 300 unità. Per questo possiamo affermare che i sondaggi basati su un campione di 500 persone, come spesso troviamo sui giornali, sono attendibili. Certo si sta parlando di individuare delle tendenze e non di ricavarne certezze. Per avere dati più precisi bisogna ampliare almeno del doppio la portata del campione, il quale dovrà comunque essere veramente rappresentativo delle diverse voci del Paese.

Piepoli inoltre ricorda che sui 500 milioni di euro spesi in Italia per compiere ricerche e sondaggi, solo 5 milioni sono quelli che riguardano la sfera politica. Per la maggior parte, dunque, gli istituti specializzati si occupano di ricerche di mercato, in particolare per le grandi multinazionali. I sondaggi politici son quelli che hanno meno peso, ma forse più visibilità, soprattutto a ridosso di appuntamenti elettorali. È interessante però che in entrambi i casi la metodologia utilizzata per svolgere la ricerca sia identica. Esiste tuttavia un’etica professionale, che dovrebbe garantire che il sondaggio politico non diventi uno strumento di manipolazione, ma sia al servizio dei cittadini.

Dal sondaggio, conclude il relatore, possiamo ricavare una fotografia del nostro Paese. Chiunque salirà al governo dopo queste elezioni sarà costretto a fare investimenti. C’è bisogno di nuove scuole che preparino i cittadini di domani e anche una nuova classe dirigente, reti ferroviarie consolidate che facilitino la mobilità su tutto il territorio, strutture portuali modernizzate. Ci vogliono investimenti su tutto ciò che può creare per l’Italia ricchezza sia economica che culturale.

A cura di G. Guglielmi