Negli ultimi decenni il fenomeno della criminalità organizzata si è sempre più internazionalizzato, travalicando i confini degli stati nazionali e assumendo un peso considerevole anche dal punto di vista economico, grazie alle quantità di denaro che riesce a gestire attraverso le attività di riciclaggio. Pertanto gli strumenti in mano alle forze di polizia si sono dovuti adeguare a un mondo sempre più globalizzato. Si è discusso di tutto questo nella sala conferenze dell’Associazione Cultura e Sviluppo in presenza del questore della Provincia di Alessandria, Filippo Dispenza, neo eletto membro del Comitato Esecutivo dell’Interpol.
A introdurre e moderare la serata, il giornalista Orlando Perera, responsabile della redazione Cultura della RAI di Torino. “Quando si parla di criminalità organizzata”, ha affermato Perera, “le parole sembrano prevalere sul concetto. Ci si sofferma più sull’aspetto sonoro delle definizioni, dimenticando la gravità dei fatti che stanno a rappresentare”. In questo momento in cui tutti noi siamo stretti dalla morsa della crisi sarebbe opportuno ricordare il ruolo dell’economia sommersa criminale, sia a livello nazionale che internazionale. Infatti, a fianco dell’evasione fiscale che può essere considerata come mancanza di responsabilità civica, di cui il nostro Paese soffre in maniera generalizzata a tutti i livelli, si pone l’enorme mole degli affari guidati dalla malavita. Questi fenomeni superano ormai la dimensione nazionale diventando transnazionali: da qui l’importanza di quegli organismi come l’Interpol (l’International Criminal Police Organization).
Una delle operazioni più efficaci che si possono compiere è l’intervento sui capitali del crimine organizzato, ha spiegato Dispenza. Il sequestro dei beni, il blocco del denaro sporco è ciò che spaventa la mafia ancor più della detenzione. Questo lo si può attuare grazie ad una cooperazione delle forze di polizia internazionali. Le informazioni ottenute dagli attori in campo vanno adeguatamente trattate e scambiate per permettere interventi più risolutivi. Anche l’armonizzazione legislativa fra i vari paesi è una misura che va esattamente in questa direzione. Negli obiettivi dell’Interpol c’è dunque l’impegno a facilitare la cooperazione internazionale, garantendo un livello di efficacia alto nella lotta alla criminalità organizzata.
Gli sforzi che si stanno compiendo a livello mondiale sono notevoli. Anche in quei paesi, un tempo basi inespugnabili del crimine, del traffico di droga e armi (si pensi a Colombia e Messico), è in atto una vera e propria rivoluzione culturale: questi stati sono sempre più desiderosi di acquisire conoscenze giuridiche, metodi investigativi e strumenti giudiziari all’avanguardia per fronteggiare l’illegalità. Si sono infatti resi conto che il denaro criminale inquina i mercati, minando direttamente la sopravvivenza dello stesso stato.
Inoltre, il relatore spiega che lo scorso decennio è dilagato sulla scena internazionale il fenomeno del terrorismo. Fino al 2001, anno del tragico attentato alle Twin Towers, l’Interpol non si era occupata di tali questioni. Da quel momento si è intensificato il dibattito sul significato di terrorismo; infatti la definizione può variare considerevolmente a seconda dei contesti, configurandosi di volta in volta differentemente in base agli interlocutori (come guerriglia urbana, guerra di liberazione, ecc…). Il questore racconta, ad esempio, di essere stato più volte nell’area palestinese e di conoscere le vicissitudini della popolazione che, in maniera del tutto trasversale, veniva colpita dagli attentati suicidi. Dispenza spiega con amarezza che una terra così bella, culla della nostra civiltà, avrebbe meritato un maggior impegno internazionale a preservarla e proteggerla.
In ogni caso, dal2001 inpoi, è nata una nuova cultura dell’attenzione alle dinamiche e agli sviluppi del terrorismo, al fine di garantire un intervento preventivo per il blocco di eventuali, sconsiderati attacchi.
Non bisogna dimenticare inoltre le connivenze della mafia con il mondo dell’alta finanza e della politica. Tanti sono in Europa i cosiddetti Paesi offshore, che offrono una via di fuga e di riciclaggio ai capitali della criminalità (Svizzera, Lussemburgo, Principato di Monaco, Liechtenstein, Andorra, per citarne alcuni). Spesso questi movimenti sono accoppiati ad un reato strumentale come la corruzione, un fenomeno diffuso da contrastare tenacemente per limitare alla base le attività delle mafie.
Laddove osserviamo il rapido sviluppo e la successiva repentina chiusura di attività economiche, è molto probabile che vi sia un’azione di riciclaggio di denaro. Alcune attività sono particolarmente a rischio di incorrere in questi circoli viziosi: i casinò, le sale giochi e non ultimi i “Compro Oro”, in seguito alla diffusione dei quali si è assistito ad un incremento dei furti e delle rapine in appartamento.
Il quadro giuridico italiano, nonostante tutto, risulta essere generalmente completo e adatto a fornire una risposta ai fenomeni di cui si è discusso. È parere di Dispenza che si possano apportare dei miglioramenti nell’ambito della procedura penale e che in alcuni casi si possa garantire maggiore efficienza e certezza di pene adeguate, soprattutto nei confronti di tutti coloro che hanno causato grave allarme sociale. Il relatore conclude dicendo che sensibilità giuridica e sociale dovrebbero essere valori interiorizzati nel tessuto sociale, in modo da avvicinarsi maggiormente all’operato e alla missione delle forze di polizia.
A cura di G. Guglielmi