“Cosa c’è dietro la produzione del cibo? È un tema da affrontare in modo scientifico ma alla portata di tutti”: Paola Sacco, presidente di Confagricoltura Alessandria, ha introdotto così l’incontro inserito nelle iniziative del Food&Science Lab, spin off del Food&Science Festival, ideato da Frame Divagazioni Scientifiche e organizzato da Confagricoltura Mantova, un evento di rilevanza nazionale e internazionale che affronta tematiche legate alla scienza della produzione e del consumo del cibo. Il Lab Alessandria è il primo evento di questo genere che si tiene in Piemonte. Il consueto Caffè Scienza di ottobre, dedicato all’alimentazione e all’agricoltura in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione della Fao, è inserito nelle iniziative del Food&Science Lab.

Lucilla Titta, ricercatrice e nutrizionista presso il Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia, si interessa delle correlazioni tra alimentazione e salute, con particolare attenzione alla nutrizione umana, l’epidemiologia della nutrizione e gli studi clinici di intervento. Una seconda area di interesse è rappresentata dalla divulgazione scientifica incentrata sull’alimentazione come fondamentale strumento della prevenzione delle malattie cardiovascolari, diabete tipo 2, obesità e tumori. È inoltre coordinatrice e founder di Smartfood, il programma di Ieo che fornisce informazioni e strumenti basati sul sapere scientifico per imparare a conoscere i componenti dell’alimentazione quotidiana, con l’obiettivo di promuovere la salute.

“Piuttosto che di transizione ecologica bisognerebbe parlare transizione alimentare perché l’alimentazione è il settore che pesa di più sull’ambiente. La dieta mediterranea è l’approccio alimentare più sostenuto dalla letteratura scientifica per l’impatto sulla salute: legumi come fonte di proteine e prodotti di origine animale a frequenza molto più bassa” ha spiegato la dottoressa Titta in dialogo con la professoressa Simona Martinotti dell’Università del Piemonte Orientale.

Molti studi dimostrano che convertendo le coltivazione dei mangimi per gli animali e i terreni dedicati all’allevamento si moltiplicherebbe per 10 la quantità di cibo disponibile per la popolazione mondiale. “Ma non basterebbe a causa dell’aumento di popolazione mondiale previsto. Ci vengono in aiuto innovazioni nella gestione della coltivazione, come le colture idroponiche o in verticale. L’intelligenza artificiale potrà regolare i cicli nelle serre e l’editing genetico servirà per produrre piante sempre più efficienti e frutti con i nutrienti che ci servono”.

La carne coltivata in Cina si mangia già, ma è ancora un prodotto di élite, costosissimo, del quale non si conosce bene l’impatto ambientale rispetto alla coltivazione di proteine in campo. Anche gli investitori stessi ora sono più insicuri. È difficile conoscere i processi industriali perché coperti da brevetti. Il latte animal free è ancora agli albori.

Un altro importante settore che interessa le diete del futuro è la nutrizione personalizzata o nutrizione di precisione. “Se ne parla da almeno due decenni: un test genetico ci dice cosa dovremmo mangiare. Ma è difficile una differenziazione della dieta in base ai nostri polimorfisimi genetici. La prevenzione nutrizionale vale per tutta la popolazione. Più promettente è il genoma del microbiota, ovvero i microrganismi che popolano il nostro intestino. Il loro dna è molto più semplice di quello umano. La risposta alla dieta è più predittiva, si ipotizza in futuro di scegliere la dieta in base al profilo genetico del nostro microbiota. Il potenziale è enorme ma l’applicabilità ancora limitata perché sono tecniche costose. I sistemi sanitari dovrebbero lavorare molto per questo” ha spiegato la ricercatrice.

Anche il divario economico influisce sull’alimentazione. “L’alimentazione salutare deve essere per tutti. Gli studi sui comportamenti alimentari in base al reddito e all’istruzione dimostrano che il rapporto è inversamente proporzionale. Una capacità di spesa più bassa corrisponde a una malnutrizione per eccesso. I prodotti molto processati costano sempre meno, era così negli Stati Uniti, poi anche in Europa e ora nei Paesi in via di sviluppo. È importante comunicare l’alimentazione salutare. Le nuove generazioni sono più sensibili e più attente”.

In conclusione la dottoressa Titta ha ricordato che “nelle giuste quantità e frequenze non c’è correlazione tra i cibi di origine animale e le malattie. Si possono fare scelte e compromessi con le linee guida fondamentali sull’alimentazione e anche sull’impatto ambientale secondo le indicazioni della Fao e dell’Oms. Nessun comportamento estremista assicura la salute nostra e del pianeta”.