Le aree protette sono territori ricchi non solo di biodiversità, ma anche di testimonianze di uno storico rapporto fra uomo e natura che ha garantito il mantenimento di una enorme ricchezza naturale e di paesaggi. Nell’ambito della prima edizione del Festival dell’Ambiente e della Sostenibilità, organizzato da Amag, ne hanno parlato Lorenzo Vay delle Aree Protette dell’Appennino piemontese e Maria Teresa Bergoglio delle Aree Protette del Po piemontese, responsabili della promozione e della comunicazione dei rispettivi enti.

Laura Gola, tecnico faunistico delle Aree Protette del Po Piemontese, ha illustrato le principali minacce alla biodiversità quali le invasioni biologiche, il riscaldamento globale e l’inquinamento ambientale. Mara Calvini, guardiaparco delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese, ha ricordato che l’Italia ha l’obbligo di monitorare lo stato di conservazione delle specie e gli habitat di particolare interesse conservazionistico a livello europeo. Vengono inoltre effettuati monitoraggi di insetti, anfibi, avifauna, specie migranti dei rapaci, chirotteri (pipistrelli) e lupi.

Asghar Talbalaghi ha parlato delle zanzare, una delle patologie ambientali più diffuse nel nostro territorio. Entomologo dell’Ipla, l’Istituto per le piante da legno e l’ambiente, attualmente tecnico e coordinatore scientifico e direttore del Distretto Lotta Zanzare ad Alessandria, Talbalaghi ha spiegato i metodi di lotta biologica e integrata a questi insetti.

Le zanzare da fastidio sono diventate un problema di salute. In provincia di Alessandria vi sono stati alcuni morti per febbre del Nilo portata dalle zanzare. La malattia è endemica sul territorio. In Italia si sono verificati anche casa di dengue, zika e chikungunya. Alcune zanzare sono competenti a trasmettere le malattie. Dalle risaie arriva una grande quantità di questi insetti, a Valle San Bartolomeo la provenienza è del 98 per cento.

Per ridurre il rischio servono interventi di tipo entomologico e informativo, “il principio attivo più importante che abbiamo: dare ai cittadini la consapevolezza e pretendere azioni di contrasto alle zanzare”, ha spiegato Talbalaghi. Fondamentale anche l’aspetto economico. “Le zanzare vanno combattute da dove vengono e non dove vanno. I risicoltori non potrebbero spendere parte dei loro guadagni per combattere quelle generale dalle loro colture?” ha concluso lo scienziato.