La consueta serata organizzata con la Fondazione Social prima di Natale è iniziata con il ricordo di Giorgio Guala, mancato l’8 dicembre. “È stata una delle persone che più hanno voluto la Fondazione, quando nel 2013 la famiglia Guala si è attivata per gestire risorse provenienti dalle imprese da destinare al sociale – ha ricordato il direttore Alessio Del Sarto – Giorgio ha stilato lo statuto e i primi bandi. Si è impegnato moltissimo per trovare un modello e un metodo che funzionasse anche per una rete molto più ampia. Uno dei principi è l’impatto sociale e come valutarlo ma lui era convinto che l’approccio culturale fosse ancora più importante”.

Del Sarto ha ricordato anche l’aiuto di consulenti esperti del settore e l’avvio di un potenziamento organizzativo con una bando per aiutare gli enti a elaborare la loro strategia e il loro ruolo sul territorio.

Ospite della serata è stato Paolo Venturi, direttore di Aiccon, Centro Studi sull’Economia Sociale  e The FundRaising School, docente di imprenditorialità e innovazione sociale presso l’Università di Bologna, componente del Comitato Scientifico della Fondazione Symbola, della Fondazione Unipolis e della Social Impact Agenda per l’Italia, componente del gruppo di lavoro per la Riforma del Terzo Settore, membro della Consulta della cooperazione Regione Toscana e della Consulta della cooperazione sociale della Regione Emilia-Romagna, componente del comitato scientifico di Corriere Buone Notizie, collaboratore di numerose testate e blog fra cui Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera e Vita Magazine.

“Social è un’istituzione che ha a cuore la sua comunità e lavora con una fondazione di comunità e non corporate” ha detto Venturi. Perché è importante la valutazione e non solo la rendicontazione? Il vero test è capire quanto si restituiscono maggiori motivazioni intrinseche alla persone: “facciamo qualcosa perché gli attribuiamo valore. Se non si fa una valutazione, nel tempo le motivazioni si spengono. Questo settore è ‘terzo’ perché ambisce a fare le cose in maniera relazionale autoorganizzando le comunità. Tutto questo va valutato e non rendicontato”.

Una fondazione che si propone di essere utile al proprio territorio si deve dare obiettivi di cambiamento desiderati ed essere in grado di valutarli: è il valore che attribuisce al cambiamento che potenzia le motivazioni di chi fa le cose. “Non sono le imprese a rendere il territorio competitivo, sono i territori socialmente forti che creano le condizioni anche per le imprese”.

Venturi ha citato i fattori che provocano tristezza e assenza di speranza: il modo di lavorare (inteso come qualità del rapporto all’interno del luogo di lavoro), la salute, lo stress finanziario, il vivere in una comunità viva dove c’è cultura, mutualismo e possibilità di trovare aiuto. Una volta erano processi naturali, ora la moltitudine genera isolamento. “Generare scambi, fiducia, rete e gratitudine è un operazione che richiede un passaggio intenzionale. Serve il terzo settore, costituito da coloro che fanno cultura e innovazione sociale”.

Il capitale sociale serve anche per creare infrastrutture sociali. Il territorio è capitale sociale, culturale, antropologico, ecologia di relazione e quando questo elementi si spengono, fallisce. “Il territorio si genera quando c’è una coscienza di luogo. Una comunità è in grado di generare impatto quando è ricca di luoghi. Lo spazio è una identità geografica, il luogo è uno spazio dotato di significato – ha spiegato Venturi – Come avviene il passaggio da spazi a luoghi? Il valore di un bene fisico è legato alla capacità di generare senso o significato. Non basta riqualificare un luogo, bisogna rigenerarlo, serve la comunità, partendo dai bisogni e dalle sue aspirazioni”.

Per raggiungere la felicità serve mettere insieme soggetti diversi per progetti trasformativi che non soddisfino solo i i bisogni ma anche i desideri. “Se partiamo dai bisogni, vengono fuori i servizi individuali, ma dai desideri nascono servizi relazionali, culturali, esperienze, necessità di luoghi. Tenere insieme bisogni e desideri cambia la natura della progettualità”.

In conclusione Venturi ha ricordato che le sfide del territorio richiedono interdipendenza. “La politica deve alimentare la governance. L’obiettivo è costruire impatto sociale, con elementi trasformativi”.

Qui potete rivedere l’incontro