“Con il mio libro cerco di andare contro i pregiudizi e i conformismi. È una critica al dibattito intellettuale e culturale italiano”. Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna, ha presentato il suo ultimo libro, Libertà inutile, Profilo ideologico dell’Italia repubblicana, ai Giovedì culturali, in dialogo con Giorgio Barberis e Stefano Quirico, docenti dell’Università del Piemonte Orientale. La repubblica è all’altezza delle speranze riposte nell’Assemblea Costituente? Se lo chiedeva già Norberto Bobbio nel suo Profilo ideologico del Novecento italiano, fermandosi però sulle soglie del 1968, e se lo chiede ora Gianfranco Pasquino, raccogliendo l’eredità del grande filosofo torinese e provando a impostare nuovamente una riflessione che riesca a cogliere il percorso della storia repubblicana.
“Sono preoccupato di come si discute di Costituzione – ha detto il professore – l’educazione civica nelle scuole è tornata, ma non può essere lasciata solo nelle mani dei docenti di diritto. La Costituzione italiana non è un documento giuridico ma storico-politico, scritto da 555 persone che si sono confrontate con il futuro. C’era la concezione del sistema politico da costruire, i poteri del governo e del presidente della Repubblica. Deve essere uno storico a raccontare tutto questo. La Costituzione riflette quello che siano stati e deve illuminare ciò che dovremmo essere”.
“Norberto Bobbio temeva che la libertà che abbiamo sia stata inutile. Complessivamente non è lo è mai ma la si può usare male, poco e logorare. Possiamo farne un uso migliore – ha spiegato Pasquino – Ci sono strane interpretazioni di libertà negli ultimi tempi: non si può esercitarla contro gli altri, abbiamo dei limiti, semmai la esercitiamo insieme agli altri perché così facciamo un passo più lungo. È una lezione pessima pensare che libertà voglia dire fare quello che si vuole, specialmente se viene da alcuni intellettuali”.
“Abbiamo migliorato la repubblica? Non lo so. Le idee e le ideologie contano ed erano collanti importanti. Le culture politiche erano importanti, c’era il Pc, la Dc e l’area liberale. Il liberalismo è una tecnica di costruzione dello stato, con gli opportuni freni e contrappesi”.
Nel corso del dialogo, il professor Pasquino ha parlato anche del compromesso storico, “un progetto di governo alternativo che non aveva chance. Il governo di solidarietà nazionale era un accordo tra forze politiche per risolvere problemi come il terrorismo e la crisi economica. C’era Andreotti come Presidente del Consiglio, hanno fatto riforme per risolvere alcuni problemi di quegli anni: il sistema sanitario, gli affitti, le pensioni e l’inflazione. Il compromesso storico era una cosa diversa, un modo di legittimare il Pc a governare a livello nazionale e di escludere i socialisti. Nessuna democrazia può avere coalizioni che durino troppo a lungo, in questo caso con oltre il 73 per cento: avrebbe bloccato tutte le voci dissenzienti, era una scelta non democratica”.
Per Pasquino recuperare pezzi di sovranità per gli stati nazionali è improponibile “ma questo è il sovranismo. In Italia la sovranità non è stata ceduta ma condivisa con altri stati a livello europeo. È scritto anche nella Costituzione che si può fare. Gli europeisti talvolta sono troppo timidi con i singoli stati. L’Europa è il più grande spazio di diritti e di libertà al mondo”.
Nella fase di dibattito si è parlato anche dell’astensionismo alle ultime elezioni amministrative: “i partiti sono molto deboli, non vanno dove dovrebbero, nelle periferie non c’è chi va a chiedere il voto. C’è una debolezza strutturale dei partiti, se non chiedono il voto i cittadini non votano. Poi ci sono le difficoltà ad andare a votare, ad esempio per gli anziani o per chi è all’estero per studio o per lavoro. La democrazia comunque non è dimezzata”.
In conclusione il professor Pasquino ha ricordato che “dovremmo cercare di discutere delle culture politiche a livello europeo, delle idee e mettere insieme culture diverse. La libertà si collega alla quella degli altri e quando avviene produce sinergia”.
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