C’è il Bando Beneficiari rivolto agli enti del terzo settore delle province di Alessandria e Asti, Swipe it up dedicato alle associazioni e ai gruppi informali giovanili per le proposte socio-culturali, il Bando Smart per progetti a bassa richiesta economica. La novità di quest’anno è il Bando di potenziamento organizzativo al quale hanno partecipato nove enti del terzo settore per un percorso di capacity building con esperti.
Alessio Del Sarto ha presentato l’attività della Fondazione Social aprendo la consueta serata dell’Associazione Cultura e Sviluppo prima della pausa natalizia. L’incontro è stato anche l’occasione per riflettere su di un tema che, nel corso del 2023, è stato centrale nell’attività che Cultura e Sviluppo ha rivolto ai giovani: i cambiamenti climatici. Giunge infatti al termine il progetto Speed Up, sostenuto dalla Regione Piemonte nell’ambito di Mindchangers – Regions and youth for Planet and People, che ha posto al centro la sostenibilità ambientale e il contrasto al cambiamento climatico.
Con Silvia Lazzari, dottoranda all’Università della Sapienza di Roma, climate-energy policy officer del Wwf e collaboratrice di Labsus, si è parlato di comunità energetiche rinnovabili solidali (Cers) e del percorso per la loro attivazione. Il modello rappresenta un paradigma di particolare interesse perché potenzialmente capace di mettere al centro della transizione ecologica comunità locali e percorsi di cittadinanza attiva particolarmente qualificati. Le Cers rappresentano un significativo punto di incontro tra amministrazione pubblica e società civile. Ad Alessandria esiste un patto territoriale tra l’amministrazione comunale e i 22 Ets presenti sul territorio.
“Le comunità energetiche rinnovabili si evolvono in un senso di solidarietà. Il comparto energetico è quello che inquina di più. La produzione di energia è responsabile del 77 per cento delle emissioni di gas serra, un terzo del quale imputabile ai trasporti” ha spiegato Silvia Lazzari.
Occorre invertire la rotta e fare ricorso a fonti di energie rinnovabili quali il sole, l’acqua e il vento. L’alternativa al fossile esiste ed è praticabile per raggiungere l’obiettivo del 100 per cento di rinnovabili nel 2035. “Ci sono due strade complementari: i grandi impianti in zone meno popolate, con un impatto visivo e ambientale importante, e i piccoli impianti che avvicinano le comunità al tema della transizione. Quando si parla di grandi impianti non si vede un ritorno sul territorio. Le comunità energetiche invece hanno un ritorno importante sul tessuto sociale e fanno bene all’ambiente e all’economia. Si inverte il paradigma di produzione, passando dai grandi impianti al consumatore che è anche produttore” ha detto l’esperta.
L’impianto può anche essere di proprietà di un soggetto terzo dietro il pagamento di un canone. Entrano a far parte dell’aggregazione persone fisiche, piccole e medie imprese, enti locali, inclusi i comuni, purché nessuno sia animato dal profitto come prima finalità. Le comunità energetiche rinnovabili e solidali si inseriscono nel tessuto locale e danno una maggior possibilità di programmazione economica per progetti di carattere sociale. Si tratta di soggetti giuridici autonomi con regole interne, sono solidali per statuto e prevedono benefici ambientali, economici e sociali ai loro membri. Sono previsti incentivi economici di lungo periodo.
Il territorio di riferimento è coinvolto con un percorso di attivazione dal basso per definire cosa si intende per “solidale”. Bisogna infatti costruire relazioni inclusive all’interno della comunità prestando molta attenzione alla povertà energetica, considerare l’intera filiera produttiva per stimolare anche l’economia locale e avvicinare i giovani con borse di studio e di formazione. Un aspetto fondamentale è il fatto di poter scegliere cosa fare dell’incentivo economico: “Lo decide la comunità stessa e può destinarlo a finalità solidali, tutto grazie all’energia rinnovabile” ha concluso Silvia Lazzari.
La Fondazione Social è interessata per proporre il tema agli enti del terzo settore della zona e stimolare progetti di comunità ancora poco presenti sul territorio.
Nella seconda parte della serata si è tenuto L’altro mondo – piccole storie di cambiamento a cura di Mulino ad Arte, uno spettacolo che ha l’obiettivo di ribaltare il rapporto fruitore-rappresentazione, andando a costruire un percorso dove gli spettatori e le loro percezioni dei temi ambientali diventano il centro della rappresentazione. È un progetto che utilizza la performance artistica e lo storytelling per monitorare le impressioni delle criticità ambientali di un territorio coinvolgendo i cittadini ed elaborando soluzioni attraverso un percorso partecipativo di co-creazione.
La pièce è un viaggio in cui gli spettatori e le loro percezioni dei temi ambientali diventano centrali rispetto alla rappresentazione. Nella prima fase dello spettacolo le persone del pubblico hanno scritto le proprie percezioni sul tema proposto, il bosco, che è stato poi elaborate e restituito. L’altro mondo è la trasposizione teatrale dell’omonimo libro di Fabio Deotto, che ha viaggiato per due anni da un estremo del mondo all’altro raccogliendo testimonianze dirette in merito alla crisi climatica. Lo spettacolo è supportato dal Cnr, che si occupa di attivare i propri presidi territoriali per individuare le specifiche criticità dei singoli territori e per creare una rete diffusa che favorisca l’incontro fra il progetto artistico e i luoghi in cui viene ospitato. La drammaturgia è di Daniele Ronco, la regia di Luigi Saravo.