Immaginare una linea del tempo che ha inizio intorno agli anni ‘90, in particolare il 1994 per arrivare fino ai giorni nostri. Con questo invito al pubblico Alberto Rossetti, psicologo e psicoterapeuta, ha introdotto l’incontro del Progetto Genitori dal titolo Cosa ci stiamo perdendo? Bambini, ragazzi e genitori negli ambienti digitali.

“Ho scelto questa data perché coincide con la pubblicazione del libro di Enrico Brizzi dal titolo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, molto formativo per quelli della mia generazione, che narra della rottura tra un adolescente e il mondo dei suoi genitori, per uscire dagli stereotipi della media borghesia. L’altro romanzo di cui vi vorrei parlare è Gli squali di Giacomo Mazzariol, che narra di un ragazzo che sta finendo le scuole superiori, appassionato di informatica e che crea una applicazione per aiutare i giovani a orientarsi nella scelta universitaria. Grazie a questa applicazione gli viene offerto un posto di lavoro che però gli richiede di rinunciare alla vacanza estiva di fine liceo, all’estate spensierata in compagnia degli amici”.

“Ho citato questi romanzi perché nel protagonista de Gli squali, ragazzo dei giorni nostri, è forte l’idea del tempo presente vissuto come un qualcosa da cogliere, da aggredire, un’opportunità da sfruttare e mettere a frutto perché il rischio è di perdersi qualche cosa, di essere tagliati fuori – ha spiegato Rossetti – Se nel primo romanzo c’era una dimensione di ribellione, di scontro, di desiderio di porsi in contrasto con quello che propone il modello di società, nel secondo, al contrario, c’è l’idea che si debba abitare questa società, giocando con le sue regole, senza cambiarle, anzi traendone il massimo profitto”.

In questi trent’anni sono cambiate tante cose, dalla famiglia alla società, incluso l’approccio che i ragazzi hanno al mondo in cui viviamo. Una delle cose che in questo lasso di tempo hanno maggiormente impattato nella nostra società è l’ingresso della tecnologia che, se fino a qualche anno fa era costituita esclusivamente da strumenti digitali, dopo l’invenzione e la commercializzazione degli smartphone, ha cambiato radicalmente il tipo di fruizione a tal punto da creare degli ambienti digitali in cui le persone letteralmente agiscono e vivono.

Passando da un utilizzo di Internet esclusivamente domestico a una disponibilità della rete personale, capillare, che entra nelle nostre tasche e diventa facilissima da utilizzare, si è ridotta la distanza tra il dispositivo e le competenze necessarie per utilizzarlo, rendendolo quindi fruibile anche ai bambini. E con l’avvento degli ambienti digitali è cambiato il ruolo dei genitori e degli insegnanti. E spesso sono proprio i genitori i primi a introdurre i figli negli ambienti digitali, si pensi ad esempio all’avvento dello sharenting, ovvero la condivisione dei momenti di vita dei propri figli con gruppi di parenti e amici più o meno ristretti, tramite l’invio di video e immagini su piattaforme come Whatsapp, Facebook, Instagram o TikTok.