“Una crisi è l’occasione di potenziale trasformazione, nel bene e nel male. Avviene sempre così ma le crisi spesso potenziano linee di trasformazioni già esistenti e questo è il caso del covid”. La professoressa Sonia Lucarelli, autrice del volume Cala il sipario sull’ordine liberale? (Vita e Pensiero 2020), ha introdotto così l’incontro L’Europa e il mondo dopo la pandemia globale, organizzato nell’ambito del progetto Europe in the Global Age, nato dalla collaborazione tra Università del Piemonte Orientale e Associazione Cultura e Sviluppo, e finanziato dall’Unione Europea (azioni Jean Monnet/Erasmus+). Ospite insieme a lei il professor Umberto Morelli, storico dell’integrazione europea e coordinatore del Centro di Eccellenza Jean Monnet “Artificial Intelligence for European Integration”, con l’introduzione di Giorgio Barberis e Stefano Quirico dell’Università del Piemonte Orientale).
“La direzione che prenderanno gli eventi e la politica internazionale dipendono da questa fase – ha spiegato la professoressa – è un lungo momento di crisi dell’ordine liberale, iniziato dalla sua massima affermazione, il termine della guerra fredda”.
L’ordine liberale occidentale ha una vocazione universale e si fonda sulla fiducia nell’individuo, sulla fiducia nel progresso fondato sulla scienza e sulla tecnica e sull’affermazione della democrazia e dei diritti umani.
L’ordine inizia a entrare in crisi nel momento in cui c’è più prospettiva di realizzazione: si proponeva maggiore sicurezza, benessere economico e diritti. La sicurezza è venuta meno dalla fine della guerra fredda, con le guerre civili (ex Jugoslavia, genocidio del Ruanda) che hanno mostrato un Occidente incapace di affrontare queste situazioni.
Per quanto riguarda l’economia, si è rivelata l’incapacità di fornire benessere economico, l’ascensore sociale si è interrotto o addirittura invertito, è aumentata la polarizzazione economica e la classe media, pilastro fondamentale dei sistemi democratici, si è ridotta.
Le identità che non si scelgono ma si acquisiscono per nascita, razza, religione: non dovevano essere rilevanti perché l’individuo dovrebbe essere neutrale, ma le differenze economiche e di educazione sono spesso legate a questione di origine e provenienza.
Ma come si manifesta la crisi dell’ordine liberale che preesisteva al covid? Negli ultimi anni sono nate derive illiberali in vari Paesi europei (Polonia, Ungheria) e anche l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha mostrato una spaccatura nella società americana, con tendenze illiberali presentate come legittime.
Si sono manifestate anche crisi di democrazie consolidate e del multilateralismo, uno scetticismo nei confronti della globalizzazione economica e una sfiducia nelle elite che governano. “È nato un populismo antiestablishment verso l’Europa e negli Stati Uniti verso la globalizzazione – ha detto Sonia Lucarelli – Le forze populiste ne hanno approfittato e si sono proposte come salvatori della patria, in particolari i movimenti sovranisti ispirati a ideologie di destra”.
Non sono mancate manifestazione di avversione nei confronti delle élite del sapere con atteggiamenti che la relatrice ha definito “prescientifici”.
Per quanto riguarda gli effetti della pandemia, l’efficienza di sistemi non democratici per frenare il contagio ha fatto sembrare in vantaggio Paesi come la Cina. Se lo scontento per la riduzione della libertà si sposa agli effetti economici la situazione può diventare pericolosa: la tensione tra sicurezza ed economia e tra libertà e incolumità è evidente in questo periodo. Anche un ritorno della rilevanza dei confini e dello stato ha rafforzato la visione sovranista: la pandemia è globale ma le decisioni si prendono nello Stato.
Secondo la professoressa Lucarelli siamo in una fase in cui si deciderà il futuro: “Dobbiamo apprendere dalla crisi, sono reali i rischi di ritorno del sovranismo e del populismo”.
“Come ha reagito alla pandemia l’Unione Europea? Non così male come si pensa. L’Unione è in crisi economica ed esistenziale da una decina d’anni – ha spiegato il professor Morelli – è stata messa in discussione il principio della libertà di circolazione e ci sono più muri di quando c’era a Berlino. Sono in crisi anche i principi dell’indissolubilità e dell’appartenenza all’Unione”.
Sono anche aumentate le diseguaglianze tra gli Stati e dentro gli Stati e la disaffezione dei cittadini nei confronti dell’Europa, gli euroscettici ne hanno approfittato. Inoltre l’Europa non ha competenza sulla politica sanitaria.
Le crisi non sempre sono negative: lo aveva previsto Jean Monnet che diceva che l’Europa e la somma delle soluzioni trovate per le crisi.
A marzo 2020 è intervenuta la Banca Centrale Europea. È stato previsto un programma di acquisto per l’emergenza pandemica di 1850 miliardi di Euro. La Bce ha poi acquistato il debito degli Stati. Con la sospensione del patto di stabilità e crescita, che prevede criteri molto rigorosi e permanenti per entrare e rimanere nell’Euro, gli Stati possono indebitarsi oltre i limiti previsti. Per i lavoratori è stato approvato un programma di 100 miliardi di euro contro la disoccupazione e per finanziare la cassa integrazione.
Il professor Morelli ha poi ricordato Next Generation, lo strumento temporaneo di 750 miliardi di euro , di cui 190 per sovvenzione: la spesa che può fare l’Ue aumenta del 75%.
“Permane il problema dell’unione politica europea, non servono piccoli passi, che sono solo una continuazione degli errori del passato, ma una riforma radicale per sconfiggere i sovranismi. Tornare allo Stato sovrano nazionale è una illusione, peri problemi contemporanei ci vuole più Europa. Next Generation è un passo verso il rafforzamento dell’Unione” ha concluso il relatore.
Qui potete rivedere il video dell’incontro