“La governance internazionale non affronta il cambiamento climatico in maniera sufficiente. Con le guerre in corso c’è il rischio di dimenticare che il depauperamento del sistema ambientale sta diventando irreversibile”. Carlo Petrini, gastronomo, scrittore, attivista, fondatore di Slow Food, ideatore di Terra Madre e della prima Università di Scienze Gastronomiche al mondo, è stato ospite a Cultura e Sviluppo per la presentazione del suo nuovo libro, Il gusto di cambiare – La transizione ecologica come via per la felicità, scritto insieme a Gaël Giraud, economista, matematico e teologo, e in dialogo con il giornalista Stefano Arduini,
Petrini ha ricordato che Gael Giraud da anni sostiene che vada “tagliata la testa” ad un sistema neoliberista che concepisce una forma di economia dove prima di tutto c’è il profitto e che calcola il benessere di una nazione in base al Pil. Nel 2013 è stato il primo ad usare la definizione di “transizione ecologica”, ovvero un passaggio verso una società diversa. “Ora è una denominazione di una nuova fase storica entro la quale tutti siamo destinati a vivere e ad essere protagonisti. La transizione ecologica durerà qualche secolo” ha detto Petrini.
La fase storica precedente, iniziata nella seconda metà del ‘700 e nota come rivoluzione industriale, era fortemente caratterizzata da un’economia che accumula ricchezza per produrne altra. D’altra parte ci ha portato condizioni di benessere, educazione, scoperte scientifiche come mai si erano realizzate nella storia dell’umanità, insieme all’esplosione demografica. “Il presupposto era che le risorse del pianeta fossero infinite ma non si prestava attenzione al fatto che questa logica avesse un suo termine. Serve un dialogo intergenerazionale per affrontare il cambiamento” ha spiegato il fondatore di Slow Food.
Il Pil (prodotto interno lordo) non può essere l’unico elemento di misurazione del benessere di un popolo in quanto è nato per misurare la potenzialità di una nazione per avere risorse per gli armamenti: “Serve inserire i livelli di educazione e la disuguaglianza, perché se la ricchezza si concentra nelle mani di pochi non va bene. E poi ci sono anche i beni comuni e di relazione. Le nuove scelte sono liberanti, non mortificanti. Occorre un cambio di paradigma e una maggiore attenzione verso noi stessi e la comunità” ha detto ancora Petrini.
Il celebre gastronomo e attivista ha ricordato che il primo responsabile dei problemi ambientali è il sistema alimentare attuale che produce il 37 per cento di anidride carbonica. (la mobilità è responsabile per il 17 per cento). In anteprima Carlin Petrini ha presentato i punti della campagna di Slow Food e di altri movimenti sui comportamenti alimentari, una serie di atteggiamenti virtuosi da mettere in pratica personalmente, convincendo altri a fare altrettanto per dar corpo a un nuovo modo di far politica.
- Ridurre lo spreco: “Stiamo producendo cibo per 12 miliardi di persone ma attualmente sul pianeta siamo 8 miliardi. Ciò significa che 1,5 miliardi di tonnellate di alimenti vengono buttati via, che vengono utilizzati 200 milioni di ettari di superficie fertile e miliardi di litri di acqua. Sulla Terra ci sono 900 milioni di persone malnutrite, 20 milioni di morti per fame, molti dei quali bambini, ma 1,7 miliardi di persone soffrono di iperalimentazione”
- Consumare meno carne: “In Italia il consumo pro capite è di 95 kg all’anno, negli Stati Uniti 130 kg ma in Africa 5 kg. Manca una governance internazionale. Ricordiamo anche che produrre un kg di carne vuol dire utilizzare 15.000 litri di acqua”
- Ridurre o eliminare cibi ultraprocessati: “I prodotti chimici contenuti in questi cibi ci rendono tossicodipendenti. Questo è il cibo più consumato dai poveri negli Stati Uniti”
- Privilegiare i cibi con stagionalità e il consumo locale: “Meglio il mercato contadino che la grande distribuzione organizzata”
- Ridurre il consumo di acqua: “Gli scienziati del clima dicono che avremo presto anche in Italia aree in sofferenza per la carenza di acqua”
- Non comprare plastica monouso: “In massima parte è usata per i prodotti alimentari. La microplastica è ormai entrata nel circuito alimentare”
“Applichiamo questi sei punti e trasmettiamoli ad altri: è una nuova politica che parte dai comportamenti. Sono convinto che molti di noi li praticano già. Questi comportamenti devono diventare importanti come i grandi obiettivi, qualsiasi trasformazione arriverà dal basso” ha concluso Petrini.