Un incontro di alto profilo scientifico dedicato all’Intelligenza Artificiale nell’ambito delle celebrazioni per il trentennale dell’Associazione Cultura e Sviluppo ha visto ospite il professor Nello Cristianini, esperto di fama internazionale e docente all’Università di Bath. Cristianini ha offerto al pubblico una panoramica sull’evoluzione dell’IA, prendendo spunto dal suo nuovo saggio, Sovrumano. Oltre i limiti della nostra intelligenza. La riflessione centrale della serata ha evidenziato un cambio di paradigma nel dibattito sull’IA. Se in passato la domanda era “le macchine possono pensare?”, oggi ci si chiede “le macchine potranno eguagliarci o superarci?”.

Il professor Cristianini ha sottolineato come l’intelligenza umana abbia limiti ben noti e documentati. Al contrario, l’evoluzione delle macchine pensanti sta subendo una rapidissima accelerazione. Una delle prove di questa tendenza è visibile nei test di prestazione: negli ultimi dodici anni, gli algoritmi di IA hanno superato il livello umano in diverse materie, tra cui scienza, visione di immagini, matematica competitiva e comprensione del linguaggio. Ogni volta che un algoritmo supera il livello umano in un test specifico significa che esiste una macchina migliore di noi in quell’ambito.

Storicamente, vi è stata una riluttanza a credere che le macchine potessero eguagliare l’uomo, sostenendo che sarebbero sempre state incapaci di fare qualcosa, come riconoscere un volto, tradurre, o dimostrare un teorema. Oggi queste obiezioni sono cadute: le macchine guidano, traducono e dimostrano persino teoremi meglio degli esseri umani.
Un fattore chiave in questa rivoluzione è la scala degli investimenti e delle risorse. I moderni sistemi di IA, come quelli del tipo Gpt, non sono programmati, ma addestrati su una quantità immensa di dati. Si parla di centri di calcolo dotati di 200 mila computer collegati e l’utilizzo potenziale di un milione di libri per l’addestramento. Questa scala ha effetti sbalorditivi: recentemente, un computer ha vinto la medaglia d’oro (a pari merito con gli umani) alle Olimpiadi della Matematica.

Nonostante questi successi, persiste l’obiezione che l’IA sia semplicemente un “pappagallo” capace di auto-completare frasi e predire la prossima parola, ma senza vera comprensione. Cristianini ha argomentato che un buon sistema di autocompletamento richiede comprensione. La capacità di completare testi su scala immensa obbliga la macchina a sviluppare una forma interna di comprensione, generalizzando e collegando i fatti che ha letto.

È cruciale, tuttavia, distinguere tra abilità cognitive e altre qualità umane. L’attuale dibattito riguarda le abilità cognitive, la capacità di risolvere problemi intellettuali, tradurre, fare diagnosi o organizzare un convegno. Il professor Cristianini ha chiarito che l’IA non possiede coscienza né emozioni. Sebbene una macchina possa sviluppare “intelligenza emotiva” nella misura in cui è in grado di riconoscere e denominare le emozioni altrui (e persino manipolarle), non può provarle o controllarle. Ciò che manca all’algoritmo è l’umanità, la capacità di comprendere gli esseri umani in modo empatico e volerli aiutare.

Un’altra preoccupazione tecnica emersa dal dibattito riguarda le allucinazioni (o confabulazioni) dell’IA, ovvero l’invenzione di titoli di libri, autori o fonti inesistenti quando la macchina è obbligata a fornire risposte che non conosce. Questo difetto, dovuto a volte anche al fatto che i modelli non vengono aggiornati in tempo reale (la “data di scadenza” dei dati), è uno degli ostacoli principali prima di un’adozione critica dell’IA in ambiti come la medicina o la legge.

In conclusione, la domanda non è se l’intelligenza artificiale possa fare i nostri compiti meglio di noi, perché in molti campi lo sta già facendo, ma cosa succede se un giorno dovesse entrare in un dominio che l’uomo non è in grado di comprendere o seguire, proprio come un gatto non può comprendere la matematica o il latino. Di fronte a questa possibilità, l’obiettivo non è ripetersi che l’impresa è impossibile, ma prepararsi e comprendere cosa ci distingue.

Qui potete vedere l’intervista al professor Nello Cristianini