“Ho visto 1815 opere nella mia vita. Durante il lockdown ho assistito a spettacoli con il teatro vuoto ma è una cosa spettrale e inquietante, gli applausi fanno parte della partitura. il pubblico è una componente del teatro”. Alberto Mattioli, giornalista del quotidiano La Stampa, esperto d’opera, ha presentato agli Incontri d’autore il suo libro Pazzo per l’opera, edito da Garzanti.
“Il teatro è il posto tutto è finto ma niente è falso, è onesto perché veniamo svelati a noi stessi, ci mostra come siamo davvero ed è per questo che ha senso andarci – ha spiegato Mattioli – non è un rituale consolatorio, è catartico, è uno specchio davanti al quale ci siamo noi”.
L’opera è estremamente attuale ma è in gran parte costituita da titoli del passato: “Il compito dell’interprete è cercare quanto c’è di presente, ovvero il motivo per cui questo passato ci interessa. Deve farla vivere. Il teatro musicale ha un senso se porta a riflettere. Quei titoli che sembrano così remoti sono contemporanei. C’è una illusione da entrambe le parti del palcoscenico. La vicenda sul palco diventa più vera della vita reale”.
Tra i temi trattati da Mattioli anche la necessità di attualizzare l’opera, portando ad esempio La traviata di Verdi.
Le opera da far sentire per convincere una persona ad andare a teatro sono, secondo lui, La traviata, Tosca, La bohème e L’elisir d’amore.
“I titoli che più amo sono Idomeneo di Mozart, L’italiana in Algeri di Rossini, I puritani di Bellini, Tristano e Isotta di Wagner e Arianna a Nasso di Strauss” ha ricordato in conclusione.
Durante l’incontro sono stati trasmessi brani da La Traviata, Geneviève De Brabant e La liberazione di Ruggiero dall’isola di Alcina eseguiti dagli allievi del Conservatorio Vivaldi di Alessandria.
Qui potete rivedere l’incontro