“Il mio libro è nato perché mancava un testo di riferimento su un periodo così lungo, dal XVIII secolo al tempo presente, è anche una storia contemporanea dall’ottica della comunità lgbt+ e una sorta di mappa tra Europa e Stati Uniti degli ultimi 250 anni”: Maya De Leo, già professoressa a contratto di Storia di genere all’Università di Genova e di Storia dell’omosessualità all’Università di Torino, ha presentato a Cultura e Sviluppo, nell’ambito degli Incontri d’autore, Queer. Storia culturale della comunità lgbt+ (Einaudi, 2021), la prima storia completa delle sessualità e delle identità lgbt+ in Occidente. L’evento, organizzato da Salvatore Falzone e Omar Muratore del book club Le metamorfosi, è stato uno delle iniziative di accompagnamento all’Alessandria Pride.

Queer è una parola che significa in origine strano, bizzarro, eccentrico, poi viene usata nel Novecento come insulto omotransfobico e soprattutto in inglese è una parola molto carica. Dagli anni 80 la comunità lgbt+ lo ha usato per definirsi e anche il mondo accademico lo ha utilizzato per gli studi sulla.

Con la professoressa De Leo, si è parlato della storia dell’omosessualità, dall’Inghilterra del 700 , quando era considerata un tratto anormale di una persona. Con la nascita dello stato-nazione, l’uomo è considerato un combattente, alle donne viene riservato un destino domestico e la maternità diventa un dovere politico: “Per le donne i diritti politici sono negati proprio sulla base della loro vocazione alla maternità. L’arena pubblica è maschile e agli uomini è riservata la guerra e la produzione intellettuale, la parte domestica è invece femminile” ha spiegato Maya De Leo. Anche nuovi studi scientifici ancorano le differenze di genere a quelle corporee, per cui le donne sono votate alla maternità. Dalla metà dell’800, quando nasce idea dell’omosessualità, vengono pubblicati articoli e libri che spiegano i pericoli dell’”inversione sessuale”, come era chiamata al tempo, pensando fosse una anomalia nel corpo o nella psicologia.

Nell’Inghilterra del 700 cambia anche il modo di intendere il sesso, secondo alcuni storici in relazione alla rivoluzione industriale. Dall’importanza per i preliminari per entrambe i sessi, si passa ad una concezione fallocentrica, il piacere sessuale è considerato prerogativa maschile e per le donne viene considerato inutile ai fini della riproduzione.

Nella Grecia e nella Roma antiche era davvero accettato essere gay? La professoressa ha ricordato che erano concesse solo alcune relazioni. La sessualità era immaginata come relazione tra due corpi e non come aspetto della persona. Il soggetto attivo doveva essere più grande e libero, quello passivo giovane e non libero, in pratica si dovevano rispettare le gerarchie.
Nell’età medievale e moderna esiste sempre la condanna della Chiesa ma se l’asimmetria nel rapporto era rispettata le pene erano più blande. Di questo aspetto storico se ne fece anche un uso strumentale, ricordano la tradizione gloriosa del mondo antico.