Cos’è e come dovrebbe essere svolto il lavoro intellettuale, come elaborare idee, come comunicarle, come renderle fruibili per migliorare le condizioni di vita delle donne e degli uomini, specialmente degli svantaggiati? Nel suo nuovo libro, Il lavoro intellettuale. Cos’è, come si fa, a cosa serve, pubblicato nei mesi scorsi da Utet, Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica dell’Università di Bologna, intellettuale appassionato da più di 50 anni, uno tra i maggiori scienziati politici contemporanei, già ospite di Cultura e Sviluppo in molte altre occasioni, scrive che gli intellettuali non hanno solo il compito di sollevare dubbi e di “dire la verità ai potenti”, ma anche quello di accrescere le conoscenze (e la loro diffusione) e le opportunità del maggior numero di persone. Ne ha discusso con Francesco Battegazzorre, professore ordinario di Scienza Politica all’Università degli Studi di Pavia e con Marta Regalia, ricercatrice in Scienza Politica all’Università del Piemonte Orientale.
“Insegnare, studiare, predicare: sono i tre pilastri del lavoro intellettuale del professor Pasquino – ha detto la dottoressa Regalia – io l’ho conosciuto come docente e per me e molti altri restano indimenticabili le sue lezioni. È un lettore e un recensore instancabile. Ha scritto tantissimo nella sua carriera. E predica in tre chiese: al pubblico tramite le conferenze e i dibattiti in televisione, alla comunità scientifica, portando la politica nella scienza politica, e ai politici a cui ha sempre spiegato che le conoscenze politologiche sono applicabili. Il lavoro di professore e il ruolo di intellettuale si sovrappongono”.
“La scienza politica serve a chiarire problemi, a capire cosa è importante – ha spiegato il professor Pasquino – oggi non ci sono grandi dibattiti, l’ultimo vero è stato quello sulle riforme costituzionali. Si possono fare ma bisogno essere credibili e coerenti”.
Il professor Battegazzorre ha ricordato di aver conosciuto Pasquino come uno dei maestri della scienza politica, “uno dei pochi a usare un linguaggio comprensibile a chiunque, perché ha dietro di sé la scienza e la politica”.
Il ruolo dell’intellettuale è importante non solo nel rapporto con i potenti ma anche nel dialogo con i cittadini e l’opinione pubblica. Ma l’intellettuale spesso parla con un linguaggio difficile da capire, C’è una posizione che sia rispettosa dell’interlocutore ed efficace, cioè che consenta un passaggio di informazioni?
Per Pasquino “un intellettuale vero si confronta con l’opinione pubblica. Lo scambio rimane importante. Quando non si ottengono informazioni adeguate, inizia la cattiva politica”.
Qual è lo stato della democrazia nel mondo? Come sostenevano Norberto Bobbio e Giovanni Sartori, la democrazia è perfettibile ma con regole, principi e valori che devono esistere. Sartori diceva che la democrazia promette un solo tipo di eguaglianza, quella diritti di fronte alla legge. I cittadini vogliono opportunità. “Ognuno ha una democrazia ideale, poi esistono le democrazie reali, o realmente esistenti, e tutte hanno problemi di funzionamento. Ma la democrazia non è finita e ha la possibilità di riprendersi – ha spiegato il politologo – Nessuna democrazia reale è caduta negli ultimi 50 anni. Le democrazie non muoiono, non vengono aggredite dal popolo ma delle leadership e e dalle élite, ad esempio Trump e Bolsonaro”.
Che rapporto hanno il centro-sinistra e le destre con gli intellettuali? “È problema molto delicato, l’intellettuale ha il pregio di dire perché le cose non funzionano e che ci sono alternative. I politici di oggi sono insicuri e i partiti non hanno più cultura politica, senza la quale non si fa strada. Ci vogliono politici che ascoltano, interloquiscono, criticano ma questo dibattito non c’è più”.