Si può davvero tornare giovani? Il tema dell’eterna giovinezza è sempre stato oggetto di pensiero nell’uomo fin dai tempi antichi: lo ha ricordato il professor Claudio Molinari, docente di Fisiologia all’Università del Piemonte Orientale, nel Caffè Scienza dedicato all’invecchiamento e al ruolo delle cellule staminali.
La vecchiaia, o senescenza, è un lento processo fisiologico naturale intrinseco alla vita caratterizzato da un aumento alla vulnerabilità alle malattie, inizia già nella fase giovanile e procede in modo diverse da specie a specie e da individuo a individuo.
Le funzioni corporee invecchiano a diverse velocità ma il decadimento è inevitabile. Ma perché invecchiamo? I motivi sono da ricercare nel metabolismo, nella funzionalità delle proteine, nella nutrizione e nell’attività dei mitocondri e delle cellule staminali.
Le cellule staminali sono multipotenti, ovvero capaci di differenziarsi, moltiplicarsi e trasformarsi in tutti i tipi di cellule presenti nel nostro organismo. Le staminali principali sono le embrionali, uno strumento preziosissimo in ricerca ma che hanno scatenato polemiche roventi soprattutto in ambito etico. Il professor Molinari ha però ricordato la scoperta delle staminali adulte che possono essere trattate in modo da farle regredire a embrionali per poi ottenere vari tipi di tessuti. Queste cellule sono alla base della medicina rigenerativa.
Le cellule staminali possono rallentare l’invecchiamento? Le staminali nervose scoperte nell’ippotalamo determinano la velocità con cui i nostri corpi invecchiano. È stato scoperto che introducendo staminali fresche nei topi si è ottenuto un rallentamento o addirittura una inversione dell’invecchiamento.
Il relatore ha poi spiegato il ruolo dell’ippotalamo, la centralina di controllo del metabolismo del corpo, che regola la crescita, la maturazione l’invecchiamento e la reazione allo stress. Quando l’ippotalamo invecchia, lo stesso succede a tutto l’organismo perché si infiamma: i processi infiammatori sono infatti alla base di tutte le degenerazioni e delle patologia dell’organismo.
Le cellule nervose staminali ippotalamiche si riducono e quindi invecchiamo. L’infiammazione ippotalamica è un processo fisiologico di reazione ai fenomeno nocivi: l’ippotalamo risponde agli stress ambientali innescando processi infiammatori per combattere i fattori che minacciano il corpo quali le infezioni e i tumori. In seguito a questo, però, nascono le malattie nervose, immunitarie e cardiovascolari.
Una causa di stress ambientale è la sovranutrizione perché l’uomo non è stato progettato per mangiare tutti i i giorni.
Reintegrando le staminali o le molecole che le producono si può rallentare o invertire l’invecchiamento. Attualmente sono allo studio farmaci che attenuino la neuroinfiammazione.
Molinari ha ricordato che l’aspettativa di vita è sempre in crescita ma la salute cognitiva decade con l’età. Ed è su questo che bisogna lavorare, oltre che sulla vita biologica.
Il professore ha spiegato il meccanismo del Bdnf (brain-derived neurotrophic factor), una neurotrofina studiata dal suo gruppo di ricerca all’Università del Piemonte Orientale. Il Bdnf mantiene in salute i neuroni, il nostro corpo lo produce da solo con i muscoli per mantenere in salute la funzione neuromuscolare. Da qui l’importanza dell’attività fisica: un corpo in efficienza fisica ha una mente (non un cervello) sano, ovvero le funzioni cognitive di memoria e apprendimento rimangono intatte. I nemici del muscolo sono l’invecchiamento, l’obesità e la sedentarietà.
In conclusione il professor Molinari ha ricordato che “la vecchiaia va preparata bene fin dall’età giovanile per avere una salute cognitiva soddisfacente”.
Qui potete rivedere l’incontro: