Su doppiozero, rivista culturale in rete dal 2011, l’articolo di Francesco Guala, economista e presidente dell’Associazione Cultura e Sviluppo. Questa primavera resterà impressa nella memoria come la ‘stagione delle regole’. Regole per lavarsi le mani (come, quando, quanto). Per mantenere le distanze. Per salutarsi. Per correre nei parchi, per visitare i parenti, per viaggiare. A queste regole comuni, ciascuno ne ha aggiunte di personali: disinfettare la spesa, i vestiti, le mascherine, togliere le scarpe, fare solo la spesa online.

Le regole sono indispensabili, non solo durante le emergenze ma anche nella vita di tutti i giorni. Possono essere pesanti ma, stranamente, ci rendono la vita più leggera. Le regole ci dicono chi siamo: seguire le regole in modo acritico è segno di scarsa autonomia e capacità di scelta. Rispettare troppe regole in modo ossessivo può manifestare addirittura un disagio mentale. Ma all’estremo opposto, l’assenza di regole rende le persone inaffidabili, e la convivenza sociale impossibile.

Tutta la vita in un certo senso è un equilibrio delicato fra regole e libertà. Libertà significa esplorare, sperimentare, scoprire che cosa ci piace e non ci piace, per poi scegliere ciò che è meglio per noi o per tutti. Le regole limitano la libertà imponendo comportamenti automatici: ‘se A allora B’, ‘nella situazione X fai Y’. Ma proprio per questo le regole ci semplificano la vita: ci fanno risparmiare tempo, danno stabilità e prevedibilità alle nostre azioni, e ci permettono di concentrarci sulle attività che meritano più attenzione — perché sono più divertenti, più creative, o solamente importanti. Ecco il primo paradosso: seguire le regole ci permette di essere più liberi.

Il secondo paradosso è più complicato…

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